Prosegue il nostro viaggio attraverso le opere del genere post-atomico con questo terzo articolo. Nel primo avevamo parlato degli eventi storici alla base del sentimento collettivo di timore verso una catastrofe nucleare come quella che possiamo vedere proprio in Hokuto No Ken e, dopo una doverosa digressione sui precursori del filone post-atomico, riprendiamo l’analisi da dove l’avevamo lasciata, ovvero agli anni ’50…
Le caratteristiche del genere
Prima di proseguire con questo e i prossimi articoli, è bene parlare delle caratteristiche peculiari del genere. Molti autori hanno riflettuto sul significato delle bombe del 1945. La Terza Guerra Mondiale – l’olocausto nucleare – è stata combattuta più e più volte nelle pagine di libri e riviste. In un certo senso, queste sono storie di guerra; ma una guerra nucleare è differente dalle guerre precedenti e ciò si riflette sulla sua rappresentazione nella fiction. In primo luogo, è breve. Anche se alcune opere dipingono lunghe guerre atomiche, la maggior parte presuppone che la guerra sarà finita in pochi minuti o ore al massimo. Concetti familiari da altre guerre diventano irrilevanti: ad esempio il nobile sacrificio dei soldati per difendere i propri cari a casa o il sostegno civile dello sforzo bellico. Il coraggio è di scarsa utilità, anche per la conservazione della propria vita. In nessun modo lealtà, determinazione, spirito di sacrificio o di eroismo possono far deviare un missile balistico intercontinentale dal suo corso programmato. La speranza di vittoria, che di solito è tutto ciò per cui vale la pena combattere, è del tutto assente. In più, una caratteristica peculiare di tali opere è la possibilità di una guerra accidentale. Le guerre del passato sono state scatenate da banali incidenti, malintesi ed errori di giudizio, ma l’idea che la civiltà possa essere terminata o la vita sulla Terra essere distrutta attraverso un malfunzionamento tecnico o un errore di giudizio è un’assurdità tale che difficilmente può essere creduta reale. Di conseguenza, l’atmosfera che aleggia nella maggioranza delle fiction del filone post-atomico, dove viene lasciato intendere che la guerra tradizionale possa essere uno strumento migliore rispetto a quella nucleare, vive di una logica interna debole e quantomeno irreale. Nel corso del tempo molti autori hanno velocemente trasformato in cliché determnate scelte narrative imposte dai limiti di questo tipo di racconto e ne risulta che, a dispetto di alcune opere di ottimo valore letterario, moltissime altre opere appartenenti al genere risultano ben poco originali. Per questo motivo, lo scopo di questo approfondimento non è presentare nel minimo dettaglio ogni singolo racconto del filone post-atomico, quanto più di vedere l’evoluzione del genere attraverso le opere che maggiormente lo rappresentano o che hanno maggior rilevanza rispetto alla trattazione dell’argomento.
L’influenza sulla science-fiction di stampo classico
Come abbiamo scritto, molti autori iniziarono a riflettere sul significato di quanto accaduto ad Hiroshima e Nagasaki. Quindi, ben prima di divenire un genere definito, il filone post-atomico inizia ad intravedersi all’interno delle tradizionali storie di fantascienza. Già nel 1950 Isaac Asimov aveva scritto un racconto che sfruttava l’idea di un pianeta Terra devastato dalle radiazioni: Paria dei cieli.
La trama in sintesi: Un modesto sarto in pensione nella Chicago anni quaranta, in seguito a un esperimento nucleare in corso nella vicina università, viene catapultato in un futuro remotissimo, in cui la Terra è solo la periferia (ormai in gran parte radioattiva e spopolata) di un immenso Impero Galattico comprendente milioni di pianeti. Durante la sua avventura, il protagonista verrà a conoscenza di molte cose oltre ad acquisire poteri telepatici per via di un esperimento, arrivando a sfruttare tali poteri per sventare un complotto intergalattico che comprende anche la diffusione di un virus mutante. Insomma, un bel calderone ricco di elementi fantascientifici in cui la Terra devastata dalle radizioni fa’ più da sfondo che altro. E’ interessante comunque notare che Asimov in effetti lascia ipotizzare al protagonista un remoto conflitto nucleare quale causa delle attuali condizioni del pianeta, ma solo molti anni più tardi, in opere successive ma facenti parte dello stesso ciclo dell’ Impero Galattico, spiegherà la cosa più nel dettaglio. Dello stesso spessore, ma con un significato ancora più profondo è Cronache Marziane di Ray Bradbury (1950). Questo romanzo di fantascienza sposta nello spazio la storia dell’America coloniale: I marziani rappresentano i nativi americani mentre gli umani invasori sono i coloni. L’umanità del racconto viene condannata dalla sua stessa stupidità, finendo per autoannientarsi proprio con una guerra nucleare.
Le opere di maggior rilievo di quegli anni
Nel primo articolo abbiamo parlato del fumetto Atomic War! (1952) e del romanzo I trasfigurati (1955). A causa della frenetica corsa agli armamaneti, negli anni ’50, si era ormai in piena Guerra Fredda. Proprio quel clima favorì la creazione di racconti che davano ampio risalto all’eventualità di un conflitto nucleare tra le superpotenze…
Nel 1955 vede la luce il racconto di Walter Michael Miller Jr., pubblicato sulla rivista The Magazine of Fantasy and Science Fiction, intitolato A Canticle for Leibowitz (poi rinominato “Fiat Homo” – Sia Fatto L’uomo), seguito nel 1956 da Fiat Lux (Sia Fatta La Luce) e nel 1957 da Fiat Voluntas Tua (Sia Fatta La Tua Volontà). In questi tre racconti, che nel 1959, con alcune aggiunte e revisioni dell’autore, verranno raccolti in un unico romanzo dal titolo Un Cantico per Leibowitz, viene narrata l’affascinante storia di un’umanità post-nucleare le cui conoscenze tecnologiche precedenti al “Diluvio di Fiamme” vengono conservate e preservate dall’Ordine Albertiano di Leibowitz, all’interno di un monastero cattolico situato nel sud-ovest degli Stati Uniti D’America. La storia si snoda nell’arco di secoli, durante i quali (la trama prende spunto dal nostro medioevo storico) i monaci dell’Ordine si sono incaricati di trascrivere i ricordi, gli schemi, i diagrammi delle conoscenze scientifiche precedenti pur non riuscendo a decifrarli e comprenderli. Molti sono i temi filosofici ed etici affrontati da questo capolavoro della letteratura, dove l’umanità ripete purtroppo gli stessi errori di quella attuale fino ad arrivare di nuovo al conflitto nucleare.
Il 1957 è anche l’anno di On the beach, romanzo di Nevil Shute. Ecco la trama: Anno 1963, l’umanità è condannata a scomparire. Nell’emisfero settentrionale ogni forma di vita animale è già stata completamente distrutta; gli ultimi superstiti nell’America meridionale e in Australia attendono di essere raggiunti dal mortale contagio delle radiazioni atomiche. Gli scienziati prevedono che entro settembre tutto sarà finito; all’uomo sopravviveranno per qualche tempo cani, topi e conigli, poi la terra resterà deserta. La guerra atomica era scoppiata due anni prima ed era durata trentasette giorni: breve, violenta era infuriata su tutto l’emisfero settentrionale trascinando in un folle, apocalittico suicidio tutte le grandi potenze. Il capitano Dwight Towers, comandante del sottomarino americano “Scorpion” che come altre unità superstiti si era rifugiato nel porto di Melbourne, salpa assieme a Holmes, tenente della Regia Marina Australiana, per una missione esplorativa. Stabilito che nessun essere umano è piu in vita negli Stati Uniti, lo “Scorpion” torna a Melbourne dove Holmes attenderà la fine accanto alla moglie e alla figlioletta, mentre Towers andrà a morire nel suo sottomarino.
Nel 1959, il romanzo viene trasposto in un film diretto da Stanley Kramer e interpretato da Gregory Peck e Ava Gardner. Giunto anche in Italia con il titolo “L’ultima spiaggia” ha avuto un certo successo, tanto da generare anche il famoso modo di dire “essere all’ultima spiaggia”.
Sempre del 1959 è,infine, il romanzo Livello 7 di Mordecai Roshwald. Narrato in prima persona, è il diario di un uomo qualsiasi (al punto di non avere neanche un nome se non Ufficiale Premi-Pulsanti X-127), iniziato il giorno della sua discesa nel livello 7, un’installazione che da alloggio a tutti quei militari incaricati di portare avanti l’attacco contro il Nemico in caso di guerra e, al suo interno qualche centinaio di individui di ambo i sessi, completamente e definitivamente isolati dal mondo esterno, che attendono di dover compiere il proprio dovere, ovvero generare dei discendenti quando un giorno la vita sulla superficie sarà stata sterminata.
L’Ufficiale X-127 è proprio uno degli uominii incaricati di premere i bottoni per scatenare l’attacco nucleare su vasta scala destinato a distruggere la vita in superficie.
La guerra non si farà attendere molto, ma il vero dramma inizierà solo dopo. Difatti, il livello 7, che avrebbe dovuto garantire la sopravvivenza dei suoi occupanti, viene infine raggiunto dalle radiazioni e tanto il protagonista quanto gli altri superstiti muoiono.
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