Intervista a Masami Suda (2011)

  • 日本語  – 須田氏へのインタブー記事 –
  • English – Interview with Masami Suda –

Quest’estate ho avuto modo di conoscere il maestro Masami Suda su Facebook e, con un certo timore reverenziale, ho pensato di proporgli un’intervista. Ovviamente, quando da piccolo vedevo gli episodi di Ken il Guerriero in TV, non potevo immaginare che un giorno avrei avuto l’opportunità di parlare con l’artista che è stato capace di dargli quell’impostazione grafica che ancora oggi la rende indimenticabile. Eppure, con mia somma gioia, mista a sorpresa, non solo ho avuto la possibilità di chicchierare con un professionista del suo calibro, una leggenda nel suo settore, ma mi sono trovato di fronte una persona squisita, con la quale, oltre a realizzare quest’intervista, ho potuto chiacchierare spesso, nonostante i rispettivi limiti linguistici. Tra le varie cose di cui abbiamo parlato, ci sono i suoi elogi al popolo italiano: Il maestro dice di invidiarci perchè siamo gente spontanea ed entrambi abbiamo concordato sul fatto che molto del successo di Hokuto No Ken nel nostro paese è probabilmente dovuto al fatto che siamo un popolo passionale, proprio come i protagonisti della serie. Abbiamo parlato del terribile terremoto ed il conseguente tsunami che hanno devastato il nord del Giappone e di quanta dignità e capacità organizzativa ha mostrato la sua gente. Abbiamo “sparlato” dell’anime di Soutem No Ken, alla cui realizzazione tecnica il maestro Suda, pur avendo partecipato in due episodi come direttore dell’animazione, guarda con un certo disappunto: Ha infatti detto esplicitamente che se fosse stato affidato completamente a lui avrebbe fatto addirittura meglio di quanto realizzato quasi trent’anni or sono con l’anime di Ken. Infine, ci siamo anche rammaricati per la scomparsa del suo amico Toyoo Ashida

Insomma, di cose ce ne siamo dette molte e ce ne diremo ancora, ma nel frattempo ecco le Sette Domande che abbiamo sottoposto al maestro Masami Suda! Buona lettura!

1) Recentemente, Hokuto No Ken è stato al centro di un restyling animato sia su grande schermo che in Home Video. Nonostante questo, la maggioranza dei fan continua a preferire il suo lavoro di più vent’anni or sono sulla serie TV e sul film del 1986. Quanto si sente gratificato da ciò? Pensa che i risultati ottenuti all’epoca e non ancora eguagliati oggi, siano frutto più della capacità di animatori e disegnatori o dei metodi di lavoro?

Parliamo di “Hokuto no Ken”, la serie Tv partita nel 1984. 27 anni fa l’animazione giapponese era ancora caratterizzata da opere nel complesso piuttosto semplici, prive di una chiara elaborazione nel disegno, nelle ombreggiature e via dicendo. Perciò, a quel tempo s’incominciò ad andare un po’ a tentoni nella ricerca di qualcosa di davvero innovativo. Parlando della questione con il regista Ashida decidemmo di focalizzare la nostra attenzione su una composizione generale che avrebbe trasceso qualsiasi canone fino ad allora acquisito e di porre enfasi su una energia travolgente, ben sapendo che forse saremmo stati sommersi da critiche alle quali eravamo preparati.
Eppure, contrariamente a quanto ci eravamo aspettati, la nostra opera venne accolta senz’alcuna critica, anzi ricordo con piacere che fummo sostenuti in maniera decisiva dai più piccoli e dai giovani in generale.
Personalmente provo una profonda soddisfazione per quel che riuscimmo a fare in quel periodo.

2) Quanto tempo dedicava nella realizzazione di un singolo frame? Su cosa si basava il passaggio dallo schizzo a matita, al disegno pulito a matita e infine al frame completo di ombreggiature?

Nel mio caso “amplifico” l’immagine attenendomi allo storyboard. Ad esempio, quando devo descrivere una scena d’azione, ne immagino i movimenti e faccio uno schizzo approssimativo.
Il processo successivo, ovvero il disegno originale, ha nella “postura” il suo elemento fondamentale. E questo fattore è reso ancor più importante dalla presenza dell’aura generata dai personaggi di Hokuto No Ken. Ciò che si fa dei personaggi, insomma, è sintetizzato in questi aspetti (Fra l’altro, a quel tempo si trattava di un procedimento utilizzato nell’animazione al quale nessuno aveva ancora pensato).
Di conseguenza, una volta stabilita la postura si aggiungevano le ombreggiature e, infine, bastava conferire un senso di solidità alla figura così realizzata.
Per ciò che riguarda il tempo richiesto per il disegno, occorrevano non più di 30 minuti per un singolo fotogramma. Magari mi ci voleva più tempo affinché l’immagine che avevo in testa divenisse chiara e ben delineata. (Ride)
Non restava che aspettare! (Ride)

3) Quali sono stati gli aspetti più difficili e d’interesse del suo lavoro come character designer della serie animata e del film di Hokuto No Ken?

Nel periodo in cui s’inizio la serie televisiva, il Kenshiro dell’opera originale era ancora giovane e non molto elaborato nei tratti, ma il personaggio acquisì gradualmente un senso di realismo e divenne sempre più complesso. Anche il character design di Kenshiro nella versione Tv non potè fare a meno di seguire questa linea; ciò garantì un maggior realismo alla figura e nel contempo risultò estremamente piacevole e intrigante. Certo, credo che per tutti i direttori dell’animazione sia stata una bella gatta da pelare… (Ride)

4) Nell’episodio 49 dell’anime le animazioni e i disegni si discostano totalmente dalla serie regolare e si vocifera, addirittura, che sia stata opera di un membro esterno allo staff (un postino -ride-). Come mai questa scelta? Lei è stato felice di questo (ad esempio vedere Ken con i capelli rossi -risata-) ?

Parliamo del sistema di produzione che vi era a quel tempo nella Toei Animation. Io ero il character designer della serie Tv e mi occupai dei personaggi, dei vari passaggi e così via, dall’episodio 1 all’episodio 6.
In seguito, ogni direttore dell’animazione metteva insieme le cose. Tuttavia, allora non vi erano così tanti animatori capaci di rendere il disegno con sufficiente realismo. Fra l’altro, lo studio di produzione incaricato dalla Toei per il lavoro ignorava l’intento e il senso dell’opera, agiva precipitosamente e in piena libertà e c’era anche un altro studio che si occupava dell’animazione. Non vi erano scadenze per la realizzazione e in tutto ciò, considerando il lavoro finito, vi erano opinioni discordanti dalle varie componenti. Insomma, la cosa non mi convinceva.

5) Come siete riusciti a trasporre personaggi così emotivamente potenti in animazione? Com’era l’ambiente di lavoro?

A conti fatti, penso che allora vi fosse una particolare attenzione verso l’espressività dei personaggi e il modo di manifestare le emozioni. 27 anni fa si era certamente capaci di rappresentare le emozioni nelle espressioni facciali, ma non era ancora stato codificato un procedimento per poter mostrare le stesse emozioni e gli stessi sentimenti attraverso il corpo. Sarà stato probabilmente quest’ultimo aspetto che avrà suscitato una forte impressione e attirato la gente.
Oggigiorno, questo modo di rappresentare certe cose nell’animazione è la norma e viene sempre utilizzato… (Risata)
L’ambiente di lavoro trasudava di passione e spesso era difficile tenere a freno tutto lo staff! (Ride)

6) La serie in tv ha sconvolto tutti i canoni conosciuti, sia di tratto che di effetti grafici! Come riuscivate a fare un qualcosa così anacronistico per gli anni ’80?

Gli anni ’80 sono stati il periodo dell’ “analogico”, perciò tutto dipendeva dal lavoro manuale.
Questo rese necessaria l’adozione di un nuovo metodo sperimentale per rappresentare una nuova visione del mondo, del tutto differente da quanto si era visto sino a quel momento. Ritengo che in tutte le sue parti sia stato possibile conseguire questo risultato attraverso continue prove ed errori, procedendo per tentativi insomma, con energia e impegno costanti.

7) Settima e ultima domanda (come le sette stelle di Hokuto).
Ha mai pensato alle differenze tra il mondo post-atomico di Ken ed il nostro? Negli studi ne discutevate?

In quel periodo in America vi era un film che aveva ottenuto un successo strepitoso: Mad Max.
E si sa bene che quella fu la base di partenza per Hokuto No Ken.

Il mondo post-atomico di Mad Max e, di conseguenza, Hokuto No Ken costituisce uno sfondo arido in cui si è probabilmente intensificato il senso della bellezza tragica e dell’eroismo. Invece, il Giappone degli anni ’80 si trovava all’apice della cosiddetta “bolla economica” e nel bel mezzo di un periodo di pace che rasentava l’apatia (ndt: ovvero, quel senso di rilassatezza, simile all’apatia e al torpore, derivante da un lungo periodo di pace e prosperità, denominato in giapponese con un termine specifico “heiwa-boke”); in quello stesso periodo, i ricordi della guerra passata si erano ormai affievoliti e ciò contribuì a creare un clima distensivo anche intorno all’opera, non c’erano grandi discussioni.
Ora ci sono ben altri problemi, come la questione dell’energia nucleare o il disastroso terremoto nel nord-est del paese, intorno ai quali sono scaturite polemiche e discussioni molto accese…

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RINGRAZIAMENTI

Oltre a ringraziare il maestro Suda per la sua immensa disponibilità e gentilezza, ritengo doveroso nominare tutti gli amici che hanno reso possibile l’intervista. Primi fra tutti i traduttori Akari Kodera e MusashiMiyamoto. Un sentito grazie anche per l’insostituibile Elena “Sharil” Uguccioni, che si è dimostrata una risorsa fondamentale. Ancora grazie anche ai membri del forum che hanno contribuito a buttare giù le domande per l’intervista, in particolare Fabrizio “Capitan Nova” De Fabritiis, Daniele “Scuola Imperiale” Scriboni e Marco “Darkwil” Momi.

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4 risposte a “Intervista a Masami Suda (2011)

    • Grazie dottore!
      In effetti sì, è stata proprio una bella soddisfazione vedere che il nostro lavoro è apprezzato da chi ha contribuito a rendere Hokuto No Ken quello che è ancor oggi, a trent’anni di distanza dalla sua creazione. Perché se è vero che il merito principale va’ agli autori del manga, Hara, Bronson e il lungimirante Horie, d’altro canto è innegabile che senza l’apporto del grande talento del maestro Suda alla serie TV e al film animato del 1986, Kenshiro non sarebbe arrivato così lontano.
      In più, sono stato davvero contento di conoscere non solo un grande professionista, ma una persona realmente cordiale e gentile che cerca sempre di accontentare i suoi numerosi fan.

      "Mi piace"

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