Hokuto No Ken Zero – Kenshiro Den (Film – 2008)

(Il Pugno di Hokuto Capitolo Zero – La Leggenda di Kenshiro – 北斗の拳 ZERO – ケンシロウ伝)

Proiettato nelle sale cinematografiche del Giappone nell’Ottobre 2008, questo film rappresenta il climax del progetto Shin Kyuseishu Densetsu, divenendo a tutti gli effetti il miglior tributo che gli autori potessero realizzare per i 25 anni della fortunata serie! La trama è totalmente inedita e narra della trasformazione di Kenshiro da semplice ragazzo in salvatore dei deboli e degli oppressi. Il racconto inizia qualche tempo dopo la sconfitta di Raoh vista nel precedente film e ci mostra Kenshiro e Julia che, in groppa a Re Nero, dai monti in cui è avvenuto l’ultimo scontro sono ora scesi fino alla costa, in cerca di un luogo in cui stare. Fermatisi presso le rovine di una chiesa decidono di celebrare finalmente il loro matrimonio. Questa parte rappresenta, a mio modesto parere, quel VERO FINALE che abbiamo atteso per tanto tempo. Diciamo che, per come era stato originariamente pensato HNK dagli autori (cioè che si sarebbe concluso con la morte di Raoh, senza seconda era, Terra di Shura e incongruenze a go-go), questo rappresentrebbe davvero l’unico degno finale della storia: Finalmente, dopo tante vicissitudini, Ken e Julia sono di nuovo assieme e mentre Julia paragona la sua vita al sole che tramonta e Ken scopre che tutta la sua forza non può nulla contro il male che consuma la sua amata, abbiamo la rivelazione: Dal loro amore nascerà un figlio!
Già solo questa parte vale tanti anni d’attesa e fa rivalutare l’intero progetto Shin Kyuseishu Densetsu.
Insomma, questo film, se non prendiamo in considerazione la seconda serie, sembra proprio chiudere il cerchio alla perfezione, fornendo un finale e un prologo di altissimo impatto!

Tornando alla trama, il film prosegue e, dietro richiesta di Julia, Ken inizia a narrare dell’inizio della sua epopea, ovvero il periodo immediatamente successivo al rapimento della ragazza da parte di Shin. Veniamo quindi trasportati in un lunghissimo flashback dove troviamo un Kenshiro in fin di vita disperso nel deserto e bisognoso d’aiuto. Fortunatamente, viene trovato privo di coscienza da una famiglia di persone oneste che decidono di aiutarlo. Il bel quadretto viene però rovinato dall’arrivo improvviso del mercante di schiavi Guruma e dei suoi scagnozzi, che incatenano Kenshiro e famigliola portandoli a Gesso City

In questa città, l’unica del dopobomba a disporre ancora di una tecnologia tale da permettere l’utilizzo della corrente elettrica e del filtraggio dell’acqua, il padrone incontrastato è Syska, che detiene il potere conrollando ogni cosa con il suo complesso sitema di computer, oltre che con lo spauracchio di alcuni telecomandi nascosti che attiverebbero delle bombe che ucciderebbero i familiari dei suoi sottoposti, rinchiusi e tenuti in ostaggio nei sotterranei del suo palazzo. In questo luogo, gli schiavi sono la merce primaria e tanto Kenshiro quanto la famiglia che voleva soccorrerlo sono esposti in “vetrina” nel negozio di Guruma, dove incontrano un altro compagno di schiavitù: l’anziano e disabile Fugen, che si scoprirà più tardi avere un ruolo molto importante nella vicenda.
Per quanto concerne l’atmosfera, dopo i passati episodi del nuovo progetto, in cui si respirava un aria più “fantasy” rispetto sia al fumetto che alla serie TV, perlomeno per quanto riguarda architetture e ambienti, qui si torna a respirare l’aria del vero mondo post-atomico alla Mad Max! Finalmente siamo sbattuti nella “realtà” della fine del secolo, dove gli uomini e le donne sono merce, dove non c’è altra legge che la forza (o, come nel caso di Syska, l’astuzia), dove la vita vale quasi meno della sabbia sollevata dal vento del deserto.
Purtroppo, il difetto riscontrato anche nei precedenti episodi permane: cieli troppo limpidi, colori troppo vivaci. Non si respira l’aria cupa che c’era, ad esempio, nel film dell’86. Tuttavia, almeno nella ricreazione delle “leggi” che governano il mondo post-atomico, ci si sente molto più a casa che non nei precedenti film e OAV.

Per quello che riguarda i nuovi comprimari, Dan e la sua allegra (si fa per dire) famiglia non aggiungono molto di nuovo rispetto a quanto visto fin’ora, ma servono allo scopo di rappresentare tutti quegli innocenti sprofondati di colpo nell’era post-atomica. Fatto interessante, diversamente dallo smaliziato Burt del primo episodio della serie originale, costoro sembrano ancora voler conservare la loro umanità a dispetto di ogni fato avverso. Anche Guruma, fin dall’inizio, nonostante l’apparenza, si capisce che fa parte “dei buoni”. D’altronde, pensateci bene, perchè prendersi la briga di tenere in negozio un vecchio disabile (e quindi doverlo sfamare) se sa benissimo che non potrà venderlo a nessuno?
Syska, oltre a sembrare una riedizione di Geira (ve lo ricordate? Quello che a sua volta sembrava Jabba The Hutt di Star Wars) risulta comunque abbastanza innovativo come villain. Senza poter contare su arti marziali assassine, è riuscito comunque ad erigere il suo piccolo impero. Diciamo che rappresenta forse “l’anello di congiunzione” tra la civiltà e l’era post-atomica. Un po’ come tutti del resto. In effetti, tutto il film, dagli ambienti alle abitudini dei personaggi, sembra voler segnare un punto di passaggio tra il prima e dopo la guerra nucleare.

Proseguendo con la storia, vediamo Kenshiro costretto a combattere in un’arena contro un potente gigante e risparmiargli la vita piuttosto che ucciderlo. E’ proprio a quel punto che l’importanza del saggio Fugen inizia a dare una chiave di volta all’intero film. Il vecchio infatti cerca di far riflettere Kenshiro sulle possibili conseguenze della sua pietà. Nessuno è in grado di assicurare che quell’individuo, una volta guarite le ferite, non torni a sopraffare e prevaricare i più deboli. Lasciarlo in vita, secondo Fugen, è un vero e proprio atto di egoismo da parte di chi, come nel caso di Kenshiro, è abbastanza forte da potergli tenere testa e non pensa invece a chi è debole e non è in grado di difendersi.

Nel frattempo, la situazione precipita…

All’esterno di Gesso City, un gruppo di predoni capeggiati dal feroce Jugai, maestro del Nanto Koshu Ken, lancia un lungo assedio avvelenando anche l’acqua della città. L’uomo, dopo aver tentato l’assalto già in passato, vuole impadronirsi del posto e di tutte le sue ricchezze una volta per tutte, non facendosi scrupoli ad uccidere chiunque gli si pari davanti. Il terrorizzato Syska, che fino ad ora se l’era cavata cedendo un po’ di cibo e donne, costringe quindi i cittadini a combattere fino alla morte per difendere Gesso City dall’assedio. Kenshiro, ancora ancora troppo debole a causa delle ferite infertegli da Shin, vorrebbe fare qualcosa e si ritrova da solo a parlare di nuovo con il saggio Fugen, il quale gli rivela di essere stato il maestro sia di Jugai che di Shin! Qui mi soffermo su un passaggio interessante. Se fino ad oggi abbiamo pensato che, in fondo in fondo, il biondo guerriero fosse stato abbagliato da Jagi, il quale era riuscito a far leva sui suoi desideri repressi, qui scopriamo invece che, nonostante tutto, Shin era già bastardo di suo, tanto da “gambizzare” il suo stesso Maestro Fugen appena dopo l’elezione a Sacro Guerriero.
Credo che questo finalmente sgombri il campo da tanti dubbi. Di certo Jagi ha fatto la sua parte, ma il film ci fa capire che evidentemente Shin progettava il rapimento di Julia da diverso tempo. Come ben dice Fugen, quello di Shin non era amore, ma “avidità”.

Kenshiro decide quindi di eliminare Syska per liberare i cittadini dal suo crudele giogo ma viene scoperto e catturato. Il giorno dopo viene appeso su una croce in pubblica piazza (come tutti coloro che osano ribellarsi a Syska) come avvertimento per il resto della popolazione. E’ proprio in questo frangente che i cittadini, colpiti dall’altruismo di Ken, decidono di difenderlo dall’assalto dei predoni che, nel frattempo, sono riusciti ad entrare a Gesso City superando le difese. Lo stesso Guruma, facendo scudo con il suo corpo, sacrifica la vita pur di salvare Kenshiro. Solo a quel punto il successore di Hokuto si sveglia, ricordando le parole del maestro Ryuken…
Finalmente assistiamo infatti al “colloquio di lavoro” che abbiamo atteso per anni. Ryuken dice esplicitamente perchè ha scelto Kenshiro, e qui, per buona pace dei presunti puristi-espertoni di turno, in realtà non si tratta di una revisione o adattamento, ma di un approfondimento che rende giustizia alle reali motivazioni (evidenti fin dall’opera originale, ma qui spiegate in maniera più semplice) che stavano dietro alla nomina di Ken a successore. Egli è l’unico capace di divenire il Dio della Morte, perchè il suo pugno non è guidato da ambizione, invidia o odio ma al contrario uccide per la salvezza degli esseri viventi. “Egli uccide il prossimo per il prossimo”. Secondo l’anziano maestro, solo Kenshiro può sopportare il grande carico di dolore che deriva dall’essere il Dio della Morte e continuare a mantenere la propria umanità.
Il guerriero, piangendo, riacquista le forze e si libera dalle catene, accollandosi il suo ruolo di salvatore e trasformandosi finalmente nel Dio della Morte!
Di qui in poi, Kenshiro scatena la sua potenza contro i predoni e contro Jugai, battendosi da solo contro tutti. Quando tutto sembrerà giunto ad un lieto fine però, un ultimo tragico evento accollerà un ulteriore grande carico di sofferenza sulle spalle del successore dell’Hokuto Shinken, che si troverà suo malgrado di nuovo da solo…

UN GRIDO DAL CUORE
Come dicevo all’inizio, il film chiude completamnente il cerchio: ci presenta sia il finale che il prologo di tutta la vicenda e, ciliegina sullla torta, in poche sequenze, ci riassume il primo mitico episodio della serie dove il nostro Zeed è nuovamente pronto a esplodere fragorosamente per via di quelle che definisce “punture di zanzara” (mi sa che l’Autan non basta in questo caso). Con “The Road of Lords” in sottofondo assistiamo a una sequenza di immagini da oscar (più che altro per il valore affettivo e di esaltazione che provocano) che ci riportano là, dove tutto è iniziato.
Applausi a scena aperta!!

 

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