FOCUS ON: Shinichi Hiromoto

shinichi hiromotoLa prossima settimana avremo tra le mani il primo volume di JAGI IL FIORE MALVAGIO, lo spin-off manga scritto e disegnato da Shinichi Hiromoto (ヒロモト森一) ed incentrato sulla vita del terzo dei quattro fratelli di Hokuto. Per questo ho pensato di parlare un po’ proprio del suo autore, che personalmente ho imparato a conoscere 16 anni fa, quando nel 1998 la Star Comics iniziò a pubblicare Fortified School. Classe 1966, Hiromoto nasce a Kumamoto, nell’isola di Kyushu (Giappone), si laurea in Belle Arti e, tra i primissimi lavori di rilievo, collabora con la software house Konami al character design di Parodius Da! e alla produzione di Gradius III per Super Famicom. Nel 1992, dopo aver vinto il premio Tetsuya Chiba, debutta sul mensile Afternoon di Kodansha con Single Action Army, ma il vero primo grande successo arriva proprio con Fortified School, pubblicato sempre sullo stesso mensile dal 1994 al 1997 e poi raccolto in 7 volumi. Da allora ha dato vita a tantissime opere, tra manga, illustrazioni e collaborazioni varie, tra le quali vale la pena citare Lupin III – La maledizione degli Ishikawa, realizzato in con Kappa Edizioni  su sceneggiatura di Andrea Baricordi, oppure le opere legate all’universo di Star Wars, così come vale la pena di citare altri successi come Hells Angels, ma la lista è veramente troppo lunga per poterne parlare più estesamente (considerate pure che tra le varie cose ci sono anche dei videogame dei Pokemòn…). Tra i progetti più interessanti a cui Hiromoto ha partecipato, sicuramente è da menzionare il “The Masters of Animanga”, un’iniziativa che permetteva a utenti di tutto il mondo di interagire nella creazione di una storia partendo da un personaggio proposto da grandi autori.

fortified school

Per descrivere Shinichi Hiromoto, il cui modello di riferimento è chiaramente il Go Nagai dei tempi andati, si potrebbero usare tanti aggettivi: irriverente, geniale, cattivissimo, spudorato, maniacale, dissacrante, estroverso, visionario, brutale, provocatorio… e potremmo andare avanti ancora per un bel po’, ma quello che mi preme sottolineare è quanto sia difficile esprimerne la personalità e lo stile a parole piuttosto che come egli stesso sceglie di mostrarsi, ovvero attraverso le sue stesse opere e i suoi disegni. Per questo motivo ho preparato una piccola gallery:

 Adesso è più chiaro il concetto?

Appuntamento quindi tra pochi giorni per la recensione del primo volume di JAGI IL FIORE MALVAGIO.

Sotto il segno di Harlock – Intervista a Giorgio Bassanelli Bisbal

Mentre si avvicina inesorabile il 15 ottobre, il blog DarkArynLand intervista Giorgio Bassanelli Bisbal, direttore del doppiaggio e responsabile del nuovo adattamento de “L’Arcadia della mia giovinezza“.

Per leggerla, vi basterà cliccare qui

cinema

L’Arcadia della mia giovinezza: L’offerta speciale di Goen e l’elenco dei cinema

Mentre si avvicina la data dell’arrembaggio di Capitan Harlock, di cui abbiamo già parlato approfonditamente e che ricordiamo è previsto per il 15 ottobre, fioccano di continuo news ed iniziative interessanti. Abbiamo già dato uno sguardo a trailer e immagini qualche giorno fa, parliamo allora di GOEN che, come potete leggere nella locandina ufficiale che trovate qui sopra, ha deciso di applicare il 10% di sconto sull’acquisto dei volumi dell’edizione Deluxe del manga a chi esibirà il proprio biglietto in fumetteria!

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Passiamo ora all’atteso elenco delle sale in cui verrà proiettato il film. Sul sito ufficiale dedicato all’evento è presente, da un paio di giorni, una sezione in cui è possibile ricercare la sala cinematografica più vicina e prenotare il biglietto.
Per raggiungerla cliccate sull’immagine sottostante.

prenota il biglietto

 

L’Arcadia della mia giovinezza: Trailer e immagini per il ritorno di Harlock al cinema

banner harlock

Dopo aver meticolosamente parlato del ritorno di Capitan Harlock al cinema, previsto per il 15 ottobre, oggi possiamo finalmente gustarci il trailer ufficiale ed una serie di immagini.

GALLERY

 Segnalo inoltre le pagine ufficiali

 

L’Arcadia della mia giovinezza: Capitan Harlock all’arrembaggio dei cinema il 15 ottobre 2014

Grazie ad un accordo tra Yamato Video e Koch Media,
il pirata dello spazio farà da apripista ad un’operazione
che prevede il recupero della migliore animazione
nipponica e la sua riproposta su grande schermo!

In un periodo in cui i cinema sono letteralmente dominati da prodotti realizzati con animazione digitale e in cui anche colossi come Toei decidono di scimmiottare  Disney e Dreamworks, qualcuno si è finalmente deciso a rivalutare e riportare all’antico splendore i capolavori di un tempo. Quel qualcuno è Yamato Video, editore presente sul nostro territorio fin dai primissimi anni ’90  il cui catalogo, che comprende un vastissimo numero di titoli,  ne ha decreato la leadership nel settore. In collaborazione con Koch Media, la prima media company in Europa completamente indipendente, l’editore torinese ha in programma di riportare nei cinema dello stivale alcuni dei più grandi film d’animazione del proprio catalogo, iniziando da Capitan Harlock – L’Arcadia della mia giovinezza (わが青春のアルカディア – Waga Seishun No Arcadia), prodotto da Toei Animation nel 1982 come prologo alle avventure del famoso pirata dello spazio creato da Leiji Matsumoto. Diretto da Tomoharu Katsumata, la pellicola si avvale del character design del mitico Kazuo Komatsubara (Devilman, Goldrake e molti altri, una vera leggenda del mondo dell’animazione) e del mecha design di Katsumi Itabashi (Corazzata Spaziale Yamato, Starzinger) e Koichi Tsunoda (Mazinga Z). La colonna sonora, di rara bellezza, è invece affidata a Toshiyuki Kimori (Golgo 13, Dirty Pair).

– IL PERSONAGGIO –

Capitan Harlock (キャプテン・ハーロック)

In realtà, Harlock è uno di quegli eroi senza tempo che non avrebbe bisogno di alcuna presentazione. Basta infatti veder sventolare la sua inconfondibile bandiera da pirata per riconoscerlo. Nato nel 1977 come protagonista della serie “Il pirata dello spazio Capitan Harlock” (宇宙海賊キャプテンハーロック), il personaggio è in realtà il frutto di una lunga gestazione iniziata già nel lontano 1953, quando nella fervida mente dell’allora quindicenne Leiji Matsumoto, iniziò a delinearsi un suo primo archetipo all’interno di un fumetto di 16 pagine, Mitsubachi no Bôken (みつばちの冒険 – Le avventure di un’ape), che il ragazzo presentò per un concorso della rivista Manga Shonen, vincendolo.
Da allora, Harlock è stato il protagonista di miriadi di avventure all’interno di quello che è chiamato “Leijiverse”, l’universo narrativo in cui i personaggi di Matsumoto provenienti da diverse serie spesso si incontrano, tra manga, anime televisivi, film d’animazione e OAV. E nonostante tutti questi anni, e nonostante le continue rivisitazioni della sua storia, Harlock è rimasto un personaggio leggendario, uno di quelli che veramente si potrebbero definire “mitologici” per quanto concerne il mondo dei manga e dell’animazione.
Egli non teme la morte e si batte costantemente contro ogni forma di regime totalitario, trovandosi spesso in guerra (quello stesso tipo di guerra di cui l’autore è stato testimone fin da bambino, durante il secondo conflitto mondiale) per difendere i propri ideali di giustizia e libertà. In questo film (che non solo ne narra le origini, ma è considerato il fulcro del Leijiverse), Harlock è il giovane capitano di un’astronave della Federazione Terrestre che, ritornato sul pianeta Terra (ormai dominio degli Illumidiani invasori), combatterà per salvare il pianeta e la donna che ama, trasformandosi nel ribelle dello spazio che tutti conosciamo.

leiji matsumoto arcadia

IL NUOVO DOPPIAGGIO

Per l’occasione, il film è stato ritradotto da capo e doppiato ex novo, sotto la direzione di Giorgio Bassanelli Bisbal, che ha curato anche l’adattamento dei dialoghi. Il nuovo cast vede doppiatori del calibro di Loris Loddi (Dexter nell’omonima serie, Val Kilmer nel film The Doors…) e Mario Cordova (voce italiana di Richard Gere, qui al suo primo doppiaggio per un anime) solo per citarne due. Di seguito l’elenco dei ruoli principali con link alle rispettive schede del sito Il Mondo dei Doppiatori.it

Alcune clip di doppiaggio in anteprima

Curiosità: L’ENIGMA DELL’ARCADIA VERDE

Mentre in questo film (e nella successiva serie SSX, basata proprio su di esso) vediamo un’Arcadia di colore verde, dal mecha design più incentrato sull’aspetto “militare”, nell’anime originale vediamo un’Arcadia diversa, di colore prevalentemente blu, il cui design richiama invece un grande vascello.

Arcadia blu

Questo fatto, unito all’ordine cronologico degli eventi narrati nel film e nell’anime, ha portato molti fan ad ipotizzare la cosa più ovvia, cioé che l’Arcadia dell’anime originale sia un’evoluzione di quella verde. Tuttavia questo particolare non è mai stato confermato in nessuna delle produzioni legate ad Harlock che, anzi, in qualche modo hanno sempre creato (e continuano a creare) tantissima confusione circa la continuity della saga del pirata dello spazio, tanto che è ormai comune considerare ogni Harlock che appare in una data serie una diversa incarnazione dello stesso personaggio. Allo stesso modo, anche l’Arcadia sarebbe quindi diversa in base all’universo narrativo in cui compare. Ipotesi affascinante pure questa, se non fosse che, a riportarci con i piedi per terra e, di conseguenza, a questioni meno legate alla fantasia e più ai soldi, c’è semplicemente una questione di sponsor: la Takara, infatti, finanziava l’anime televisivo di Harlock e produceva i modellini dell’Arcadia originale, mentre la Bandai finanziava e produceva invece i modellini per Galaxy Express 999. l’Arcadia verde è nata quando Harlock è comparso in un cameo dell’anime appena citato e la Bandai, non volendo assolutamente fare pubblicità alla rivale, impose di modificare la nave spaziale dell’eroe. Detto questo, il resto è abbastanza facile da intuire: la Bandai divenne sponsor del film e della successiva serie SSX, di conseguenza venne sfruttato il nuovo modello.

arcadia verde

 

Kazuo Komatsubara, l’artigiano dell’animazione

kazuo komatsubaraMorto nel 2000 a causa di un tumore, il maestro Komatsubara è stato per decenni uno dei massimi esponenti dell’animazione made in Japan nonché un punto di riferimento per tanti altri suoi colleghi ed eredi che tutt’oggi lavorano nel settore. Nato il 24 dicembre del 1943, Komatsubara ha portato in TV e sul grande schermo molte  serie ormai di culto: Devilman, Goldrake, Mazinga Z, il Grande Mazinga, Getter Robot, Gackeen, Capitan Harlock, Galaxy Express 999, Starzinger e Forza Sugar. A queste si aggiungono poi varie collaborazioni (Komatsubara era un animatore indipendente, non legato ad una specifica casa di produzione), tra le quali ricordiamo quella di direttore dell’animazione in Nausicaä nella Valle del vento, capolavoro di Hayao Miyazaki a cui venne invitato a collaborare proprio in seguito ai risultati ottenuti con Capitan Harlock – L’Arcadia della mia giovinezza. Assolutamente non interessato alla fama, Kazuo Komatsubara è ricordato nell’ambiente per via della sua maestria e della sua dedizione al lavoro, caratteristiche che gli hanno sempre garantito la stima dei colleghi. In poche parole, se Yamato Video voleva dare un chiaro segno di quello che si propone di fare con quest’operazione di “valorizzazione” degli anime di un tempo, è partita proprio con il piede giusto.

Harlock by Komatsubara

Gli anni ’60, i rifugi antiatomici, la crisi di Cuba e Stanley Kubrick

In occasione dell’anniversario dello sgancio della bomba nucleare su Hiroshima, avvenuto il 6 agosto del 1945, ho pensato di aggiungere un nuovo capitolo alla mia personale analisi del genere post-atomico. Per chi è nuovo da queste parti (o ha voglia di rinfrescarsi la memoria), ecco i precedenti articoli:

Gli anni ’60 rappresentano un momento storico particolarmente importante per quello che riguarda il tema del nucleare. Nell’autunno del 1961, l’Unione Sovietica erigeva il Muro di Berlino e mostrava i muscoli con una serie di test per il lancio di bombe atomiche le cui radiazioni vennero portate dal vento in giro per il mondo. In risposta a tutto questo, gli Stati Uniti d’America lanciavano il Community Fallout Shelter Program, un progetto volto alla costruzione di rifugi antiatomici in tutto il paese.

(le scansioni sono di proprietà di Ward Jenkins)

Ma non bastava. La Guerra Fredda non sembrava più tanto fredda e gli Stati Uniti avevano bisogno di nuovi metodi per spiare i russi ed essere sempre al corrente delle loro possibili mosse. Questo portò alla costruzione di un velivolo militare, chiamato U-2, che fosse in grado di volare talmente in alto da sfuggire ai radar ed introdursi in territorio nemico per monitorare i siti strategici e fu proprio così che, nell’ottobre del 1962, esplose quella che è nota come “crisi dei missili di Cuba” (o, più semplicemente, “crisi di Cuba”). I voli degli U-2 americani avevano infatti svelato che i sovietici avevano installato delle batterie di missili nucleari a pochissimi passi da loro!

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Ora, ovviamente, lo scopo di questo articolo non è quello di fornire un’analisi particolareggiata degli eventi strettamente legati alla politica di quegli anni, quindi sarò molto riassuntivo: agli americani, Cuba stava proprio sullo stomaco all’incirca dal 1959, quando Fidel Castro, con la sua rivoluzione, aveva trasformato il paese in uno Stato filosovietico. Già nel 1961 il presidente Kennedy aveva autorizzato uno sbarco armato nella famosa Baia dei Porci, ma era fallito miseramente. A quel punto per Castro fu più che naturale cercare di tutelarsi con l’appoggio di Mosca, concordando appunto l’installazione di quelle batterie missilistiche di cui parlavamo poc’anzi.
Ci siamo? Bene, andiamo avanti.
Dopo una fase iniziale in cui le informazioni vennero tenute riservate, il governo americano divulgò pubblicamente la situazione facendola presente anche all’ONU. Per molti storici, non si andò mai così vicini alla Terza Guerra Mondiale come nei 13 giorni che seguirono. Alla fine, Kennedy stabilì un embargo per Cuba e lo smantellamento delle basi missilistiche. Da quel momento in poi, ci sarebbe stata una linea di quarantena invalicabile entro la quale non sarebbero più potute passare le navi sovietiche. Dall’Unione Sovietica, Chruscev pretese però lo smantellamento, da parte degli Stati Uniti, dei loro siti missilistici Jupiter in Turchia. Infine, il 30 agosto 1963, si decise anche di stabilire una linea diretta tra la Casa Bianca ed il Cremlino al fine di evitare, per il futuro, nuovi incidenti diplomatici: la Linea Rossa!

linea-rossa

 LE OPERE DI QUEGLI ANNI

Con un tale livello di tensione era più che normale che scrittori e registi si scatenassero: la distruzione dell’umanità sembrava ormai qualcosa di imminente. Anche un solo uomo avrebbe potuto decidere di premere i pulsanti che avrebbero avviato la fine del mondo.

Ed è proprio con questo tipo di pensieri che, già nel 1962, torna alla carica Mordecai Roshwald (di cui abbiamo parlato nell’articolo precedente) con il suo Apocalisse tascabile (A Small Armageddon).

apocalisse tascabileL’autore, qui al suo secondo ed ultimo romanzo di fantascienza,  racconta la vicenda di Gerald Brown, capitano di corvetta sul sottomarino atomico Polar Lion. Una sera, ubriaco e in preda all’ira, uccide il capitano e, per evitare la corte marziale, decide di impadronirsi del sottomarino e dei suoi micidiali armamenti, ricattando prima agli Stati Uniti e poi le altre nazioni. Nel racconto, l’autore pone Brown a confronto con un altro personaggio, Peter Schumacher, che inserito nelle alte sfere come persona di alta rettitudine morale e fede cristiana, ad un certo punto sbrocca proprio per via di un eccesso di zelo e comincia ad imporre leggi proibizioniste volte ad eradicare ogni forma di corruzione (in modo che non possano più ripetersi casi come quello del Polar Lion). In buona sostanza, Roshwald utilizza il romanzo per mettere il lettore di fronte a pensieri contrastanti, espressi chiaramente per mezzo di un altro dei personaggi, il professor Applebaum. Questi, infatti, analizzando la situazione, mette in risalto quanto Brown e Schumacher rappresentino due modi diversi di influire sulla storia umana: la ricerca del potere e la volontà di salvare. Un libro le cui tematiche sono attuali ancora oggi e di cui potete trovare una più approfondita recensione cliccando qui.

200px-Spider-Man_spider-biteSupereroi e radiazioni

Non c’entrano con il genere post-atomico ma, giusto per rimarcare il clima di quegli anni, è importante ricordare la genesi di Spider-Man (1962) e degli X-Men (1963). Il primo, morso da un ragno radiattivo, acquisisce i suoi ormai notissimi poteri, i secondi sono invece dei “mutanti”, il prodotto diretto dell’effetto che le radiazioni hanno avuto sui geni di molte persone e che hanno quindi portato alla nascita di individui con un gene speciale. Interessante notare anche che, sempre per quanto concerne gli X-Men, molto probabilmente Stan Lee si ispirò al romanzo del 1953  “Children of the Atom” di Wilmar Shiras, in cui i protagonisti erano dei “giovani dotati”.

 

Il 1964 è, invece, l’anno di Stanley Kubrick che, con il suo famosissimo film Il dottor Stranamore – Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba (Dr. Strangelove or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb), crea un capolavoro di satira capace di mettere a nudo l’effettiva stoltezza della Guerra Fredda, dei governi e dell’umanità in generale.

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Il ruolo di mattatore nella pellicola è del mai troppo compianto Peter Sellers, qui nei panni del dottor Stranamore, del presidente degli Stati Uniti e del colonnello Mandrake, ognuno a suo modo protagonista dell’assurda vicenda. Di seguito, alcuni estratti significativi:

davySempre dello stesso anno è il romanzo di Edgar Pangborn Davy, l’eretico (Davy), che in realtà è una riedizione rivisitata di due racconti dello stesso autore,  “The Golden Horn” e “A War of No Consequence”, entrambi del 1962.
In un post-atomico futuro governato da una religione che ha represso ogni forma di scienza, tutto ciò che proviene dal mondo precedente deve essere prima approvato e poi riadattato. In questo scenario il protagonista, il Davy del titolo, ritrovato un “corno d’oro” (un corno inglese), definito oggetto proibito dal culto dominante, inizierà un viaggio lungo molti anni durante i quali crescerà sia fisicamente che interiormente, ribellandosi ai dettami della cultura che gli è stata inculcata e scegliendo di confidare nel proprio libero arbitrio, esponendosi personalmente fino al punto di scatenare una rivolta. Un romanzo che, con il pretesto del mondo ridotto in rovina, tenta una critica nemmeno troppo velata alla Chiesa e alla società del proprio tempo, ma che purtroppo si riduce spesso all’uso di molti cliché.
Potete leggerlo per intero scaricandolo da qui.

cronache del dopobombaMolto interessante è Cronache del dopobomba (Dr. Bloodmoney, or How We Got Along After the Bomb) di Philip K. Dick, pubblicato nel 1965 (con un titolo che richiamava palesemente il già citato dottor Stranamore) ma in realtà già ultimato nel 1963.
Quello che viene descritto nei primi tre capitoli è il mondo di un futuro prossimo (il 1981) in cui i protagonisti di una piccola cittadina della California trascorrono la loro vita quotidiana. Dal quarto capitolo in poi, la situazione cambia drasticamente e il lettore si ritrova catapultato nel 1988, trovando i protagonisti intenti a sopravvivere nel mondo devastato dall’olocausto nucleare. In questo nuovo contesto, un astronauta rimasto bloccato intorno all’orbita terrestre assume un ruolo quasi da guida spirituale per le varie comunità, continuando a tenerle in contatto tra loro per mezzo della radio e diffondendo musica e messaggi pedagogici. Ad un certo punto però, uno dei personaggi protagonisti decide di volersi appropriare di questo ruolo di guida, mettendo in atto un ingegnoso piano…

Nel 1966 torna Pangborn con Il giudizio di Eva (The Judgement of Eve), che ripropone all’incirca la stessa formula del precedente Davy l’eretico: il mondo post-atomico, il viaggio, la crescita interiore e la scoperta di nuove realtà. Eva Newman vive isolata con la madre cieca quando arrivano alla sua casa tre uomini, con esperienze diverse. Eva, nella sua innocenza e nella sua ignoranza delle “cose della vita”, fa loro una semplicissima domanda: «Che cos’è l’amore?» La missione dei tre uomini, nel mondo distrutto del dopo-olocausto, sarà di trovare una risposta a questa domanda e sottoporla al giudizio di Eva…

Una citazione la merita sicuramente il misconosciuto film  Fine Agosto all’Hotel Ozon (Konec srpna v hotelu Ozon) di Jan Schmidt. La trama: Alcuni decenni dopo l’apocalisse nucleare che ha sterminato quasi tutta l’umanità, un gruppo di donne è in perenne viaggio alla ricerca di risorse per sopravvivere e di eventuali altri superstiti, in particolare uomini, che consentirebbero loro di procreare e mantenere in vita la razza umana. Alla loro guida c’è una donna più anziana, l’unica che ha conosciuto il mondo prima del conflitto…

hotel hozon

Prodotto in Cecoslovacchia nel 1967, “non piacque affatto ai vertici dell’esercito socialista di Praga perchè parlava di un mondo distrutto, nel quale la guerra aveva lasciato in vita solo la disperazione di pochi sopravvissuti. Secondo i responsabili dell’esercito cecoslovacco era impensabile descrivere una realtà simile perché un paese socialista doveva battersi per la pace nel mondo e non erano immaginabili scenari di distruzione e di morte. Ma il film fu “lavorato” sfruttando una zona utilizzata dall’esercito cecoslovacco per le esercitazioni. “Fine agosto all’Hotel Ozon” non piacque ai generali che lo visionarono e finì in un magazzino senza “vedere” il buio delle sale cinematografiche di Praga. L’esercito non aveva una sua distribuzione cinematografica! Il destino del film era segnato. Infatti, l’opera finì nella lista dei film da bruciare. Un ufficiale si prese la responsabilità di chiamare Jan Schmidt la notte prima del “rogo” avvertendolo del destino che si stava compiendo. Il regista riuscì a salvare il suo piccolo capolavoro. A quel punto il film passò misteriosamente la frontiera cecoslovacca e fu presentato al festival del nuovo cinema di Pesaro. Il regista fu invitato. E il film vinse a sorpresa un premio da parte del Vaticano che lodò l’impegno del regista contro i pericoli di un conflitto mondiale. Schmidt racconta che Pasolini invidiò molto quel premio perchè in quegli anni il regista sperava in un riconoscimento diretto da parte del Vaticano e della Chiesa sul suo lavoro di regista. Il problema per Schmidt fu che quando gli fu conferito questo premio nel 1967 era ancora un soldato e aveva ricevuto nientemeno che un premio dall’odiatissimo Vaticano. Il festival del cinema di Trieste consacrò l’opera anche a livello internazionale e il regista divenne “intoccabile”…….sia perchè era stato “benedetto” dal Vaticano e sia perchè era diventato troppo noto” (Lanfranco Palazzolo).

Chiudiamo con il trash spinto di stampo nipponico: L’allucinante fine dell’umanità (Konchu DaisensoLa guerra genocida degli insetti), diretto nel 1969 da Kazui Nihonmatsu. Perché il Giappone, secondo voi, poteva stare a guardare mentre nel mondo tutti sembravano in preda alla psicosi del nucleare? La risposta mi pare ovvia: un NO che si concretizza in un horror di un’ora e 24 minuti in cui la parte del leone la fanno dei micidiali insetti assassini creati da una scienziata pazza. Che c’entrano con la bomba, direte voi? Sinceramente non saprei, ma forse il regista pensava che la situazione non fosse già abbastanza pesa di suo e ha voluto includere nel pacchetto anche una bella distruzione nucleare di massa. Mi pare pure giusto…
Beccatevi il trailer!

Tuttavia, a parte gli scherzi e tornando al motivo che mi ha spinto a pubblicare questo nuovo capitolo sulla storia del genere post-atomico, c’è da segnalare che nel 1966, sempre in Giappone, “un tale” di nome Keiji Nakazawa pubblicava un manga dal titolo Kuroi ame ni utarete (黒い雨にうたれて – Sotto la pioggia nera), basato sui suoi ricordi da piccolo protagonista del bombardamento di Hiroshima. Ma di questo, mi riservo di parlare nel prossimo articolo.

(Continua…)

 

Un videogame in arrivo nel 2014 per MAD MAX

mad max game

In un sito che parla di Hokuto No Ken, non si può evitare di parlare di Mad Max. Le ragioni sono molteplici: Non solo la saga del giovane Mel Gibson postatomico è stata la principale fonte d’ispirazione per il capolavoro di Bronson e Hara ma, soprattutto per noi che siamo cresciuti negli anni ’80, rappresenta il fulcro di un immaginario collettivo che non ha mai smesso di influenzare i media da più di 3 decenni. In attesa di parlare più estesamente delle relative pellicole, andiamo a gettare uno sguardo al videogame, previsto per il 2014 (su PC, PS3, PS4, Xbox 360 e Xbox One), prodotto da Warner Bros e in lavorazione presso gli Avalanche Studios.

Presentato durante lo scorso E3 con un breve teaser, Mad Max promette di far rivivere tutta l’azione e tutta l’atmosfera postapocalittica dell’omonima serie cinematografica. Nei panni di Max Rockatansky (che, purtroppo nel gioco NON avrà le fattezze di Gibson) daremo la caccia ad una pericolosa banda di predoni che si è appropriata del nostro Interceptor, anelando nel contempo l’evasione dalla nostra folle esistenza cercando le leggendarie Pianure del Silenzio.

Intervistati a proposito del gioco, gli Avalance Studios dichiarano: “MAD MAX è un gioco stand alone, che si distacca dai film, (…) quindi storia e personaggio saranno completamente inediti nel nostro gioco(…) Abbiamo scelto di dare una nostra interpretazione e visione di Max ed è da questo che nasce la scelta di realizzare una nuova storia.”

Non si tratterà quindi di rivisitare la trama dei film ma di dar vita ad un nuovo capitolo della storia di Max. Una scelta forse “poco furba” se si pensa che molti fan accaniti della serie lo comprerebbero solo per il piacere di rivivere le avventure viste in celluloide, ma a mio modesto parere molto più intrigante se, invece, si pensa che in questo modo tanto gli sviluppatori quanto l’utente finale avranno in questo modo meno limiti.

Grande spazio sarà dato ai combattimenti con le automobili, le quali saranno potenziabili in molti modi diversi. Non mancheranno le fasi in cui a contare sarà la potenza di fuoco, le sezioni stealth ed il combattimento corpo a corpo, il tutto in un ambiente open world. Neanche la vera e propria “sopravvivenza” verrà lasciata al caso: pare infatti che il protagonista avrà bisogni di mangiare, bere e riposare in maniera regolare per evitare di indebolirsi.

Insomma, le premesse per un ottimo gioco sembrano esserci tutte, speriamo che il risultato finale sia davvero in grado di farci immergere in maniera convincente in quel mondo distopico e violento, fatto di paesaggi desolati e malinconici, che tanto ci spaventava e tanto ci affascinava quando eravamo ancora soltanto dei bambini.

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