Ken il guerriero, il crowdfunding per il trono di Souther e… il bunker antiatomico!

Come avevamo anticipato poco tempo fa, parlando della mostra d’arte che si terrà in autunno per celebrare i 40 anni di Ken il guerriero, è partito oggi in Giappone un crowdfunding che servirà a finanziare la costruzione del trono di Souther in scala 1:1.

La cifra base da raggiungere è di circa 14.000 euro e, al momento in cui scrivo, è stata già abbondantemente doppiata. Non mi dilungherò molto sui “premi” che i contributori riceveranno perché, tolto un tour guidato personalmente da Tetsuo Hara all’interno della galleria in cui si terrà la mostra, e riservato ai più “facoltosi”, il resto sono stampe e vario merchandise oltre ai propri nomi scritti all’interno della galleria stessa.

L’unica vera “chicca” (se così si può chiamare) è rappresentata da un vero e proprio bunker antiatomico (non stiamo scherzando) denominato CRISIS – 01 e di cui 3 esemplari finiranno nelle mani di altrettanti finanziatori che potranno installarlo dove vogliono. Perché oh, gli anni ’80 stanno tornando così tanto di moda che non si sa mai che a qualcuno gli scappi il ditino sul pulsante delle bombe nucleari 😅

Se avete voglia di parlare di questa notizia o di qualsiasi altra cosa legata a Ken il guerriero, venite a trovarci sul nostro Gruppo Telegram dedicato. 👊

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40 anni di Hokuto – La storia di Ken il guerriero – Capitolo I: La nascita di Kenshiro

Croce e delizia di ogni appassionato, gli anniversari importanti servono non solo a ricordarci quanto stiamo invecchiando, ma anche a fare tuffi più o meno ragionati fra nostalgici ricordi e nuove iniziative messe in campo da chi detiene i diritti delle opere che amiamo. In molti casi servono a siti generalisti per fare incetta di visualizzazioni con articoli discutibili e titoli clickbait, ma oggi non parliamo di questo. Parliamo invece, come sempre, di Ken il guerriero. Siamo stati qui per i 25 anni, poi per i 30 è, più di recente, per i 35, ma il 40° giro di boa ci impone nuovamente di fare il punto su questa saga immortale. Ecco perché, a partire da questo articolo, vorrei ripercorrere almeno le tappe fondamentali della sua storia editoriale.

La nascita di un eroe

Proprio il 1° aprile 1983 (no, non è uno scherzo, ve lo giuro) sulle pagine di Fresh Jump, viene pubblicato l’episodio di prova di un nuovo manga, intitolato Hokuto No Ken – Kasumi Kenshiro, che ci presenta proprio il giovane successore dell’Hokuto Shinken, alle prese con degli agenti della polizia corrotti e appartenenti alla Scuola Taishan. In quest’episodio, Kenshiro è figlio unico, il suo maestro e padre non è il Ryuken che conosceremo più in là nella serie regolare e la sua fidanzata si chiama Yuki. Il mondo non è quello postatomico, devastato e selvaggio che abbiamo imparato a conoscere nella serie, bensì quello attuale. Restano comunque inalterate alcune delle caratteristiche tipiche che poi riscontreremo nella serie: Gli eventi tragici e la brutalità dei nemici, il profondo senso di giustizia del protagonista e, soprattutto, l’infinita superiorità dell’Hokuto Shinken sulle altre arti marziali. Un fatto interessante, che si perde nell’adattamento italiano, è che il nome del protagonista è scritto in hiragana, alfabeto in cui ogni ideogramma ha un significato. In questo caso, (Ken/Pugno) (Shi/Quattro) e (Ro/Figlio). L’ideogramma Shi, anche se letteralmente significa quattro, nasconde una sorta di gioco di parole, perché Shi, in giapponese, è anche il modo in cui si pronuncia la parola “Morte”. Di conseguenza, il significato del nome di Kenshiro, in questo episodio, è “Figlio del Pugno della Morte”. Diversamente, il nome del Kenshiro della serie che tutti conosciamo, è scritto in katakana, un alfabeto fonetico in cui non c’è un significato. Già questo, senza nemmeno dover esaminare le differenze nella trama, implica che ci troviamo di fronte a due Kenshiro completamente differenti, come facenti parte di due universi alternativi.

Vuoi o non vuoi, comunque questo prototipo di Ken getta le basi per tutto quello che verrà in seguito e il merito va in gran parte a Nobuhiko Horie, mitico editor della Shueisha che aveva deciso di scommettere su un promettente giovane di nome Tetsuo Hara. Il ragazzo, dopo la chiusura di Tetsu No Don Quixote, breve opera sul motocross che durò appena 10 settimane, si sentiva già fallito, ma avrebbe voluto disegnare un manga sulle arti marziali. Horie, che ci vedeva lungo, non solo acconsentì, ma gli diede anche l’idea alla base dell’Hokuto Shinken, ovvero un’arte assassina capace di far esplodere gli avversari dall’interno. Tali elementi riuscirono a far breccia nei lettori, che rimasero entusiasti del primo exploit in assoluto di Ken il guerriero. Certo, sicuramente non immaginavano come si sarebbero evolute le cose, ma di questo parleremo nel prossimo capitolo 👊

Annunciata una mostra d’arte per i 40 anni di Ken il guerriero

Ne avevo brevemente accennato ieri sui nostri canali social, ma la notizia merita un doveroso approfondimento. In autunno, in concomitanza con il 40° anniversario di Ken il guerriero, si terrà in Giappone una speciale mostra in cui verranno esposti ben 400 pezzi del maestro Tetsuo Hara tra illustrazioni e tavole del manga nella loro versione “grezza”, ovvero prima della pubblicazione.

Battezzata “Ritrova l’amore!!”, dal titolo della celeberrima sigla di apertura dell’anime televisivo la mostra, che si terrà al 52° piano della Mori Tower (Roppongi Hills) a Tokyo, avrà come tema centrale proprio “l’amore”, il sentimento che muove tutte le vicende all’interno dell’opera.

L’esposizione sarà divisa in 6 tappe che copriranno l’arco narrativo classico, ovvero dall’inizio della serie fino alla morte di Raoh. Nella galleria troveranno spazio anche dei diorami. Non ci saranno aree ristrette, anzi, i visitatori sono incoraggiati fin da ora a scattare foto da condividere sui social. Il maestro Hara si augura che l’iniziativa possa non solo attirare i fan storici del mondo di Hokuto, ma far breccia anche nel cuore dei più giovani, che attraverso la potenza evocativa dei suoi disegni potrebbero scoprire quest’opera immortale.

Infine, pare che prossimamente verrà lanciato un non meglio specificato progetto di crowdfunding legato alla mostra, ma per questo, come per ulteriori aggiornamenti, vi invito a restare sintonizzati sulle nostre frequenze. 😉

Perché Ken il guerriero ci riguarda oggi più che mai

Oggi, 13 settembre 2022, il manga originale di Ken il guerriero compie esattamente 39 anni, il che significa che entriamo ufficialmente nel 40° anno di vita dell’opera. Chiaramente ci aspettiamo a breve qualche annuncio sulle iniziative che verranno messe in campo mentre ci avviciniamo ad una data così importante ma, nel frattempo, ho pensato di cogliere l’occasione per riflettere su alcuni dei temi trattati nella serie e che secondo me ci riguardano da vicino oggi più di allora. Ma andiamo con ordine…

Una storia che parla di umanità

Come già detto altre volte sempre in questi lidi, Hokuto No Ken prende forma in un periodo storico ben preciso, fondendo il generale timore per la Guerra Fredda con una storia epica in cui sono riconoscibili quasi tutti i capisaldi del cinema e della musica di quegli anni. Soprattutto, la parte del leone la fanno spettacolari ed appassionanti combattimenti a base di arti marziali capaci di conferire poteri sovrumani a chi le padroneggia.

Ma questa è solo la parte più evidente del racconto.

Perché – cosa che Buronson stesso ha tenuto a precisare più di una volta – ciò di cui parla davvero la serie è l’importanza di restare umani. L’importanza dei sentimenti per ricostruire la società.

Kenshiro non è soltanto il legittimo erede di Hokuto, ma uno degli ultimi esseri umani che ancora non si sono arresi alla crudeltà del mondo postatomico. Gli stessi Bart e Lin, che dovrebbero rappresentare il ponte con i giovani lettori di Shonen Jump – il settimanale in cui il manga veniva serializzato – in realtà sono stati costretti a perdere la loro innocenza. Bart addirittura deride Ken per la sua ingenuità.

Eppure, è proprio questa “ingenuità” a fare la differenza tra il protagonista ed i suoi avversari. Kenshiro non combatte per ottenere il potere. Non usa la sua forza per sottomettere gli innocenti. Non cerca la gloria. In un mondo in cui quasi tutti sembrano regrediti ad uno stato bestiale, il successore di Hokuto sceglie l’altruismo. E diventa un esempio. Un faro che illumina le tenebre di una notte che sembra non dover finire mai. Chi gli sta vicino viene in qualche modo “guarito” dal male. Un esempio su tutti è Rei, personaggio amatissimo dal pubblico ma che viene introdotto nel racconto quando ormai sembra aver perso la strada maestra. Sarà proprio il lottare fianco a fianco con Kenshiro che lo porterà a riscoprire la sua umanità e a sacrificarsi per gli altri.

Fatto ancora più interessante, anche molti nemici vengono “redenti” dall’incontro con Ken, anche se a pochi istanti dalla morte. Basti pensare a Souther, Shin, o il terribile Kaioh. L’eroe diventa per loro come un ultimo confessore a cui aprire il cuore, tanto che copiose lacrime ne solcano il viso. Il finale della prima parte del manga, con la morte di Raoh, era perfetto proprio perché Kenshiro, dopo innumerevoli battaglie, poteva finalmente farsi da parte sapendo di aver lasciato al mondo un insegnamento ben più importante del saper combattere: l’amore per il prossimo.

Inutile sottolineare come tutto questo dovrebbe riguardarci. Oggi viviamo davvero un periodo buio della storia umana. E non serve trovarsi in una zona di guerra, perché spesso basta anche solo essere ad un incrocio con la macchina, al supermercato o su una qualsiasi piattaforma social per rendersi conto a che basso livello siamo arrivati. Prepotenza ed arroganza sono diventati talmente comuni che chi, invece, tenta ancora di essere civile, viene visto come un debole. Un ingenuo.

Il pericolo degli estremismi

Ci sono poi dei parallelismi inquietanti. Il Colonnello ed i suoi Berretti Rossi in qualche modo preannunciavano la deriva odierna di molti che, giustamente delusi dal corrotto sistema politico, decidono però di votarsi ad una visione che oggi definiremmo “di estrema destra”.

Per contro, un’altra forma di estremismo la possiamo ritrovare nell’Impero del Cielo che, oltre a tentare di schiacciare ogni singola sacca di resistenza, pretendeva di eliminare Hokuto e Nanto dalla memoria collettiva. La scena in cui Falco distrugge i volti dei guerrieri scolpiti nella roccia è emblematica e sembrava presagire quella “cancel culture” che oggi va tanto di moda. Per carità, sicuramente il mondo cambia e bisogna anche evolversi, ma la storia, laddove ci siano stati errori anche gravi, non andrebbe mai dimenticata. Piuttosto dovrebbe servire da monito.

Un’altra forma di estremismo, che sconfina nel fanatismo religioso, la possiamo trovare nella terza parte del manga, durante la saga di Barran, meno nota al grande pubblico perché mai trasposta in animazione ma non meno significativa in quanto a temi. Anche qui, comunque, quello che spicca è la mancanza di umanità. Anzi, lo stesso Kenshiro resta stupito del livello di fanatismo dei fedeli, capaci di immolarsi e continuare a combattere anche dopo aver subito i mortali colpi di Hokuto. Un argomento che evidentemente era caro a Buronson, tanto da riprenderlo anni dopo nel romanzo di Ken il guerriero (poi trasposto nei 3 OAV della “Trilogia”). In tal senso, comunque, la mente corre subito non solo ai tragici attentati orditi dai terroristi di Al Quaeda e dell’Isis, ma anche a chi, nonostante si professi cristiano, “benedice” l’attuale conflitto tra Russia e Ucraina.

Un’opera immortale

Ovviamente questi erano solo alcuni degli spunti di riflessione forniti da un manga che, a discapito della sua natura commerciale e del suo essere indirizzato ad un pubblico giovane, ha saputo trattare argomenti profondi senza cadere nella banalità. Di sicuro molti altri li potrete aggiungere voi nei commenti ma, nel frattempo, chiudo proponendovi un bel sondaggio.

Alla prossima! 👊

Si conclude a settembre Ikusa No Ko

Il manga, disegnato da Tetsuo Hara, era iniziato nell’ottobre del 2010.

Dopo ben 12 anni di pubblicazione, giunge al termine Ikusa No Ko – Oda Saburo Nobunaga Den (Il Figlio della Battaglia – La Leggenda di Oda Saburo Nobunaga), serie ispirata alla figura del più famoso condottiero della storia del Giappone e realizzata da Tetsuo Hara su testi di Nobuhiko Horie (qui con lo pseudonimo di Kitahara Seibo).

Il manga, giunto anche in Italia nel 2015 per mano di Goen con il solo titolo La Leggenda di Oda Saburo Nobunaga (e pubblicato in una maniera che definire “a singhiozzo” è un vero complimento) è stato per molti versi un punto di svolta nella vita e nella carriera del papà di Ken il guerriero. Perché ai tempi, a causa dell’aggravarsi del suo cheratocono, la patologia di cui Hara soffre ormai da decenni e che ne compromette talmente tanto la vista da costringerlo a disegnare facendo affidamento su un solo occhio, il maestro non era più in grado di reggere il ritmo di pubblicazione settimanale di Souten No Ken (da noi “Ken il guerriero – Le origini del mito”). Anzi, non si sentiva più in grado di poter disegnare nulla. Scelse quindi di concludere la storia delle gesta di Kenshiro Kasumi in concomitanza con la chiusura di Comic Bunch, la rivista di Tokuma Shoten su cui era pubblicata e fu solo dietro l’incoraggiamento di Nobuhiko Horie che accettò la scommessa di un nuovo manga, stavolta a cadenza mensile, che avrebbe tenuto a battesimo Comic Zenon, la loro nuova avventura editoriale.

Da allora parecchia acqua è passata sotto i ponti e, mentre Comic Zenon si arricchiva via via di nuove serie, Ikusa No Ko è rimasto sempre un caposaldo della rivista, anche quando il testimone è passato, di fatto, a Yuta Kumagai, che da alcuni anni a questa parte coadiuva così tanto il maestro Hara ai disegni, che il suo nome figura anche in copertina.

Ora arriva la notizia che il racconto della giovinezza di Nobunaga si concluderà con il numero di novembre di Zenon (che sarà in vendita a partire dal prossimo 24 settembre), per celebrare l’evento, verrà inclusa una cartolina ritraente i volti dei protagonisti dei maggiori successi di Tetsuo Hara, quindi non solo Oda Nobunaga, ma anche i due Kenshiro e Keiji Maeda.

In più, sarà possibile anche ottenere degli NFT sempre con i quattro eroi.

Nel frattempo la Sammy ha annunciato in pompa magna, attraverso un teaser in cui ricorda che da tanti anni si occupa di sfornare un’infinità di pachinko e pachislot relativi al mondo di Hokuto, che è imminente una nuova macchinetta mangiasoldi dedicata proprio ad Ikusa No Ko.

Cosa aspettarsi?

La conclusione di questo manga lascia spazio a diverse ipotesi sul futuro, specie considerando che ormai da tempo Souten No Ken Regenesis è fermo ai box per via dei problemi di salute del disegnatore Hideki Tsuji. C’è quindi la concreta possibilità che il già citato Kumagai, forte dell’esperienza maturata su Ikusa No Ko, sia il candidato ideale per dare un seguito a questo manga promettente ma sfortunato.

Come c’è anche la possibilità, assolutamente da non sottovalutare, che con il quarantennale di Ken il guerriero ormai alle porte (non manca poi molto al 2023), le forze vengano dirottare su un progetto del tutto nuovo. E magari, questo disegno pubblicato proprio da Kumagai sul suo profilo twitter, potrebbe essere un indizio… 😏

Ken il guerriero e la leggenda di “Raoh-san” il campione

Lo scorso 27 ottobre, la squadra di baseball Orix Buffaloes ha vinto la Pacific League e, tra tutti i tifosi della squadra, uno in particolare si è distinto per una dedica che ha fatto recapitare direttamente sul quotidiano Sports Nippon. Di chi stiamo parlando? Ma nientemeno che il maestro Tetsuo Hara, il quale ha voluto mandare un messaggio di congratulazioni sì a tutta la squadra ma, in particolare, al battitore Yutaro Sugimoto, che oltre ad essere un campione è ormai soprannominato da tutti i suoi compagni “Raoh-san”, perché letteralmente ossessionato dalla figura del maggiore dei fratelli di Hokuto, tanto da aver fatto sua la “posa del ritorno al Cielo”, esibendola ad ogni fuoricampo.

Il maestro Hara, saputo di questa peculiarità del giocatore, ha iniziato a seguire con più interesse l’evolversi del campionato e ha deciso di regalargli uno stupendo artwork del suo personaggio preferito, artwork che è stato pubblicato sempre sulle pagine del quotidiano.

Da lì alla collaborazione il passo è stato breve, tanto che è già disponibile diverso merchandise dedicato al connubio tra il campione ed il padre di Ken il guerriero: magliette, felpe, spille, borse, cuscini ed altro (alcuni potete vederli nelle immagini).

Sugimoto, galvanizzato per l’iniziativa, ha dichiarato che per lui Ken il guerriero è “la Bibbia della vita” e che si impegnerà ancora di più a seguire il modello di virilità di Raoh.

Un anno con Fist of the North Star LEGENDS ReVIVE

A un anno esatto dal lancio ufficiale, avvenuto il 5 settembre 2019, è tempo di tirare le somme su Fist of the North Star LEGENDS ReVIVE, primo vero titolo mobile basato sull’universo di Ken il guerriero a varcare i confini del Giappone e che, per tale motivo, si porta addosso una bella responsabilità. Saranno riusciti quelli di SEGA a toccare i giusti punti di pressione degli appassionati di tutto il mondo o la Stella della Morte splende già sui loro server? Andiamo a vedere. 😉

Siamo all’inizio del 21° secolo…

Fin dagli esordi, quello di Hokuto No Ken è stato un brand che, almeno in madrepatria, ha goduto di una vera e propria marea di adattamenti per il mercato videoludico, cambiando di volta in volta non solo la potenza di calcolo dell’hardware – e parliamo di passare da giochini a cristalli liquidi fino al più recente Lost Paradise per PS4 – ma anche e soprattutto la formula di gioco. E allora, negli anni in cui dominavano Dragon Quest e Final Fantasy, Kenshiro e soci potevano adattarsi ad un RPG con combattimenti a turni. Quando invece andava di moda Street Fighter 2, abbiamo potuto vedere Hokuto e Nanto darsele di santa ragione in una sequela quasi infinita di picchiaduro ad incontri. In mezzo ci sono stati anche i due famosi capitoli di Ken’s Rage, le slot machine e tanto, tanto altro, compresi alcuni titoli per smartphone rimasti confinati al solo mercato nipponico.Tutto questo preambolo per dire che, nel 2020, e nonostante le rimostranze di una certa fetta di appassionati, è del tutto naturale vedere le sette stelle di Hokuto risplendere in un gacha game, ovvero il genere attualmente più in voga nel mondo dell’intrattenimento mobile.

Per i profani, lo scopo di questo genere di giochi è, alla fine della fiera, collezionare e potenziare i personaggi ottenuti casualmente tramite sorteggi di vario tipo o superando particolari prove. La trama, quando c’è, è qualcosa di davvero opzionale ed ininfluente ai fini del gioco, che sostanzialmente si espleta nella ripetizione sistematica e quotidiana della medesima routine – intervallata spesso da eventi speciali – fatta di completamento di missioni, raccolta di materiali atti a potenziare i propri personaggi, upgrade dei medesimi e via così a nastro, mettendoci ogni tanto in conto qualche sorteggio per vedere se non si becca un buon guerriero.Fist of the North Star Legends Revive è proprio questo e, almeno per il momento, nulla di più. I vari protagonisti della serie, qui denominati Fighters, di base sono divisi per rarità (Normal, Rare, Super Rare e Ultra Rare) e per tipologia (Power, Technique e Life). Tali distinzioni decretano non solo il potenziale del guerriero – e va da sé che più è raro e migliori sono le sue caratteristiche – ma anche il ruolo che più gli si addice sul campo di battaglia. Perché se, ad esempio, un Fighter di tipo Life, avendo dalla sua una maggior resistenza fisica, trova la sua collocazione ideale in prima linea (Front Row) a fare da scudo agli attacchi avversari, per contro quelli di tipo Power, capaci di infliggere danni maggiori, vanno normalmente a fare da retroguardia (Back Row), protetti dai primi. I Fighter di tipo Technique, invece, essendo una via di mezzo, possono essere usati efficacemente in ogni posizione.

Stabilita questa prima, importante, divisione, il giocatore si ritrova ben presto a fare i conti con altri millemila parametri di cui tener conto. Si parte dal semplice Level , migliorabile con l’esperienza, passando per la Class e i vari Equipment, che invece bisogna incrementare per mezzo di decine e decine di materiali raccolti giocando (e rigiocando più e più volte) le diverse missioni. Ci sono poi le Seven Stars, sbloccabili una ad una grazie a dei frammenti (Shards) e che influiscono direttamente non solo sulla potenza del guerriero ma anche sulle sue Skill, le abilità e i colpi segreti posseduti. Anche il Gokui è un aspetto assolutamente da non sottovalutare: di base divide i personaggi per elementi (Acqua, Fuoco, Terra e Vento) ed assegna ad ognuno delle caratteristiche che influiscono sul modo in cui si carica la barra del Chi (che serve per attivare le mosse segrete durante gli scontri). Ecco, quest’ultimo aspetto, introdotto solo alcuni mesi dopo il lancio, ha aggiunto maggior profondità alla creazione dei team, perché non basta mettere insieme dei personaggi molto forti, ma anche vedere come si relazionano in base all’elemento e alle abilità ad esso associate. Ultima aggiunta, in ordine di tempo, sono i Charms, ovvero delle vignette prese dal manga originale che, assegnate ai guerrieri, vanno a potenziare diversi parametri o, nel caso dei rarissimi Specialized Charms, ad attivare degli effetti particolari se assegnate a personaggi ben specifici.Come se già non bastasse tutto questo, alla voce Enhance Party possiamo trovare altri modi di incrementare le statistiche dei nostri personaggi quando sono raggruppati come squadra, passando, ad esempio, dalla somministrazione dei cibi preferiti di ognuno alla messa a punto di particolari veicoli (!?). Il tutto, chiaramente, mirato a favorire l’aspetto di cui stiamo per andare a parlare…

You wa SHOP!!

Ebbene sì, Fist of The North Star Legends Revive, per quanto comunque godibile anche senza dover necessariamente spendere un singolo euro, si è proposto fin dall’inizio – e pure con una certa sfacciataggine – come un titolo dalle richieste economiche esose ed aggressive. Come tutti hanno infatti scoperto molto presto, non basta continuare a giocare alle missioni Story (che rivisitano la trama della serie originale), alle Clash, ai duelli automatizzati nel Dojo, alla Trial of Nanto o alle diverse altre Challenge. Non basta nemmeno accedere ai bonus e ai minigiochi delle Guild. No, per quanto ci si sforzi le risorse, a partire dalla Stamina stessa (che serve per “pagare” l’accesso alle suddette Story e Clash) non bastano mai. Specie se, come ho già detto, le caratteristiche da potenziare tendono all’infinito. Eppure, se la faccenda si limitasse a questo, sarebbe ancora passabile come discorso. Uno potrebbe scegliere di giocare un’eternità senza pagare nulla oppure avvantaggiarsi di tanto in tanto spendendo qualcosa. Onesto.

E invece no. Una delle prime cose che saltano all’occhio è il Vip system, praticamente qualcosa che ti premia se hai deciso che su questo gioco ci vuoi accendere un mutuo. Perché se per ottenere un livello Vip 1 basta anche solo un euro, per arrivare ad esempio a livello Vip 12, fatti i debiti calcoli, bisognerebbe spenderci un totale di quasi 700 euro!! 😳

A questo aggiungiamoci i famigerati Ranked Gacha, ovvero degli eventi legati a personaggi ultra rari che premiano solo coloro che più hanno investito gemme nei tiri su quella specifica lotteria. Oltretutto, è da notare che, allo stato attuale, c’è un totale sbilanciamento a favore dei personaggi di tipo UR rispetto a quelli “normali” (SR, R e N). Praticamente avere un team composto solo da personaggi UR sta diventando lo standard perché, da un certo punto in poi, ogni nuovo personaggio aggiunto al gioco è stato classificato come UR. Tutto questo per invogliare i giocatori a spendere soldi in modo da avere sempre le migliaia di gemme necessarie non solo per ottenere i suddetti nuovi personaggi (o almeno provarci), ma anche per acquistarne il rarissimo cibo con cui potenziarli. Questa strategia avrà anche avuto un discreto successo a livello economico, ma in termini di meccaniche di gioco ha “ucciso” l’interesse verso tutti gli altri personaggi. Ci ritroviamo infatti con la storia non ancora giunta nemmeno allo scontro finale con tra Kenshiro e Raoh, ma abbiamo già quasi tutti i maggiori guerrieri della seconda parte del manga, avendo saltato a pié pari tanti personaggi minori che si sarebbero potuti aggiungere comodamente senza correre tanto.

Insomma, degli aspetti piuttosto antipatici che, se gestiti meglio, forse aiuterebbero a fidelizzare maggiormente l’utenza e ad invogliarla a spendere comunque senza sentirsi rapinata. E restando in tema di cose antipatiche…

Welcome to this crashy time!

Una delle cose più fastidiose che hanno afflitto il gioco, almeno nei primi mesi, è stata l’instabilità dei server. Tra continui crash e manutenzioni infinite (sia programmate che d’emergenza), l’utenza ha avuto davvero molto di cui lamentarsi, tanto che, oltre a regalare gemme e stamina in quantità industriale per scusarsi, il team di sviluppo ed il Producer hanno ritenuto di dover scrivere una lunga lettera per fare il punto della situazione e rassicurare tutti. È vero che la situazione, da allora, è migliorata parecchio e che i problemi di stabilità dei server sono la normalità quando si tratta del lancio di nuovi giochi, ma è pur vero che ho letto personalmente i commenti di chi, scoraggiato anche da questo, ha deciso di lasciar perdere Legends ReVive. Insomma, non un buon biglietto da visita, anche se, attualmente, i problemi sono sporadici e possiamo dire che il peggio ce lo siamo lasciati alle spalle e anche la velocità di gioco è migliorata.

Keep you playin’

Tornando al sistema di gioco vero e proprio – e premesso tutto quello che ho detto prima – siamo di fronte a qualcosa che, per quello ch mi riguarda, non può non creare un certo disappunto. Spacciato come RPG, questo titolo ha in comune con il genere solo l’idea del party che affronta le sfide in combattimenti a turni. Non c’è, nelle svariate modalità presenti, la minima traccia di qualcosa che davvero possa avvicinarlo ad un vero RPG. Assolutamente. I combattimenti stessi, in realtà, sono ben lontani da ciò che ci si aspetterebbe perché, una volta schierati in campo i propri personaggi, le scelte che ci vengono lasciate sono davvero troppo esigue. In buona sostanza si tappa sullo schermo per menare i nemici normalmente fino a quando non si caricano le Special (tecniche che in genere fanno un po’ più danno e infliggono vari status alterati) o le Secret (tecniche ancora più forti che possono essere usate solo ad inizio turno come attacco extra). Il punto è che tutto ciò avviene in maniera troppo semplificata e schematica. Talmente prevedibile che la CPU può calcolare al volo l’esito dello scontro e darvi il risultato dello stesso in tempo zero se premete sul pulsante “Skip”. L’unica variante sono le Combo, ovvero la capacità di tappare con precisione quando si illuminano tutte e 7 le stelle di Hokuto, aumentando il danno inflitto, ma è solo uno specchietto per le allodole. Non c’è una vera interazione nel flusso di gioco perché manca proprio il minimo sindacale per definirlo davvero un Rpg. E la cosa è ancor più difficile da mandare giù nel momento in cui si passa alle modalità PVP, cioé quelle che, in teoria, dovrebbero essere più divertenti, permettendo ai giocatori di tutto il mondo di scontrarsi tra loro. Ebbene, il Team di sviluppo è riuscito a fare un buco nell’acqua anche in questo caso, perché nel 2020, con un panorama ormai sconfinato di giochi che permettono di sfidarsi l’un l’altro in tempo reale, non te ne puoi uscire con dei combattimenti automatici in cui il giocatore può al massimo stare a guardare mentre i suoi Fighters, guidati da un’IA demente, fanno scelte tattiche pessime.

La verità è che tutto il lavoro va fatto a monte, ben prima di entrare in battaglia: la scelta dei Fighters, lo schieramento, il loro potenziamento continuo e costante. Questi sono gli unici elementi in cui il giocatore può studiare una strategia per poi vederne i risultati sul campo di battaglia, ma sono aspetti talmente risicati che, al di là della grafica davvero ambiziosa, fanno sembrare Legends ReVive un tamagotchi con i muscoli. E il fatto che ben presto si rimanga intrappolati in un eterno ciclo di ripetizione delle routine giornaliere non giova per niente.

I don’t like BLOOD…

Altre cose che non giovano affatto sono la tanto sbandierata fedeltà al manga originale – che ovviamente non c’è – e le musiche sostanzialmente anonime. Nel primo caso, da un certo punto di vista, si può anche soprassedere perché in un gioco ci si dovrebbe concentrare appunto sulla giocabilità. Ma se la campagna di marketing si focalizza anche su una presunta perfetta aderenza all’opera di riferimento, non mi puoi travisare completamente delle scene storiche. Oltretutto è brutto vedere che certi “tagli” e certe modifiche sono stati operati al solo scopo di evitare di mostrare sangue ed esplosioni. In un gioco su Ken il guerriero. Un censura esagerata che, se da un lato è comprensibile sotto il profilo commerciale, dall’altro non può non lasciare interdetti. Voglio dire, non ci si aspettava Mortal Kombat, ma nemmeno è bello vedere, solo per fare un esempio, un Amiba a cui non esplodono le mani o la mancanza della scena storica in cui Rei, al villaggio di Mamiya, fa strage delle truppe di invasione del Re del Pugno. Da questo punto di vista si poteva fare molto di più. Anche solo una galleria di illustrazioni storiche da sbloccare sarebbe stata cosa gradita.

No fan no cry

In conclusione – e riallacciandomi alla premessa iniziale – siamo di fronte all’ennesimo videogame dedicato a Ken il guerriero il cui unico vero punto di forza è solo e soltanto quello di essere dedicato a Ken il guerriero. Perché se si cerca sugli store, di giochi migliori con cui passare il tempo se ne trovano a palate. E allora, dopo un anno dal lancio, nonostante tutto, ci si gioca ancora solo perché si è fan sfegatati di Kenshiro e soci.

Questo, tuttavia, non è necessariamente un male, perché anche se il gioco è quello che è, i risultati ottenuti a livello mondiale rappresentano un’utile cartina tornasole di quanto l’universo di Hokuto sia popolare e di quanto potenziale pubblico c’è per nuovi progetti (non solo videogames). E questo è, forse, quello che lo stesso Tetsuo Hara fa trapelare nel suo recente messaggio in cui, dopo aver fatto i complimenti agli sviluppatori e ringraziato i giocatori, dice di sentirsi rinvigorito e “pronto a tutto”. Quindi sì, magari questo Legends Revive poteva essere pensato (e realizzato) in tutt’altro modo ma, mentre cerchiamo di collezionare e potenziare i nostri personaggi preferiti, possiamo immaginare che sia solo il primo passo verso una nuova direzione per l’intero brand di Ken il guerriero. E se domani avremo nuove produzioni non più “giappocentriche” come in passato, lo dovremo a lui.