Manga Tribute: BASTARD!!

Realizzato in collaborazione con Marco Nero (ilmondodinerd.blogspot.com)


Sul finire degli anni ’80 l’animazione giapponese era oramai esplosa definitivamente in tutto il mondo, ed i generi si erano moltiplicati. In particolare il fantasy, quello in pieno stile Dungeons & Dragons, con i suoi stereotipi ormai arcinoti, sembrava esercitare un fascino del tutto particolare sul pubblico del Sol Levante. E mentre orde di otaku erano capaci di mettersi in fila per giorni pur di accaparrarsi l’ultimo capitolo di Final Fantasy o di Dragon Quest, non era per nulla infrequente trovare quegli stessi elementi buttati (a volte anche a casaccio) negli anime e nei manga più disparati. Se avete un’età, è facile che vi tornino in mente svariate scene di diversi anime in cui i protagonisti, per un motivo o per un altro, si ritrovavano catapultati in un’ambientazione fantasy, con spade, armature, draghi e via così.

Ovviamente, visto il momento positivo per il genere, non mancarono i tentativi di andare ben oltre e produrre opere a tema. E se spesso si cita Record of Lodoss War come esempio tipico, non si può tacere sul meno conosciuto Panzer World Galient, che nel 1984 già mescolava mecha e fantasy o su Vampire Hunter D, con le sue atmosfere horror. E questi solo per nominarne un paio, perché l’argomento è molto vasto e meriterebbe un lungo approfondimento a parte, ma oggi ci serviva giusto per ricordare in che clima, sulle pagine di Shonen Jump, mentre erano ancora in corso “robette” tipo Ken il guerriero, City Hunter, Le bizzarre avventure di Jojo, i Cavalieri dello Zodiaco e Dragonball, esplose quella bomba chiamata Bastard!!.

L’opera

A centinaia di anni da un evento apocalittico che ha sconvolto il pianeta, il mondo è di nuovo dominato dalla magia e da forze oscure costantemente in lotta fra loro. Quando il regno di Meta Likana viene minacciato dai nemici, diventa necessario rompere il sigillo che teneva imprigionato il potentissimo stregone Dark Schneider, per anni celato nel corpo del piccolo Rushe Lenren da un incantesimo che è possibile spezzare solo grazie al bacio di una vergine, l’adolescente Tia Nort Yoko. Si tratta di una mossa rischiosa, perché lo stesso Dark Schneider è un individuo spregiudicato e vizioso che, a sua volta, tentò in passato di conquistare il mondo ma, nonostante ciò e nonostante le rimostranze della candida Yoko, viene infine liberato. E come previsto, carico di risentimento e voglia di riscatto, il redivivo signore delle arti oscure sarebbe già pronto a vendicarsi e fare strage di chi lo ha imprigionato e di chiunque tenti di intralciargli la strada, se non fosse che l’animo dell’innocente Rushe si è in qualche modo fuso con il suo, rendendolo maggiormente soggetto all’ascendente esercitato da Yoko, per la quale prova grande affetto.

Tutto questo avviene già solo nel primissimo episodio, pubblicato inizialmente nel 1987 come one-shot sotto il nome di WIZARD!! – Il conquistatore delle fiamme, per poi prendere il volo con il titolo che tutti conosciamo. Di lì, inizia una prima saga fatta di epici scontri tra Dark Schneider e i suoi compagni di un tempo, personaggi a loro volta carismatici e memorabili che contribuiscono a creare quella che, a tutti gli effetti, rappresenta la parte più riuscita della storia. Una serie che si unisce ai capolavori già presenti su Shonen Jump e dei quali, a posteriori, è anche possibile vedere maggiormente l’influenza. L’ambientazione post-apocalittica ed i personaggi imponenti, spesso nemici ma in fondo amici, ricorda molto Ken il guerriero. Manco a dirlo, il protagonista forte ma costantemente allupato sembra un’evoluzione del Ryo Saeba di City Hunter, mentre gli scontri devastanti, scanditi da incantesimi dai nomi evocativi, sembrano un mix tra Dragonball e i Cavalieri dello Zodiaco. Dulcis in fundo, le continue citazioni dal mondo dell’heavy metal sembrano la risposta a quelle rock che Hirohiko Araki amava infilare ne Le bizzarre avventure di Jojo. Ovviamente non è chiaro se quest’idea di prendere elementi vincenti dai manga di maggior successo della rivista e mescolarli al fantasy sia stata dell’autore o se (più probabilmente) dell’editor dell’epoca, fatto sta che Bastard!! si rivelò a sua volta un successo di vendite. Arrivato anche da noi nel 1993 per mano della defunta Granata Press, suscitò subito grande scalpore tra gli appassionati del fumetto made di Japan e, con le successive ristampe ad opera di Planet Manga, vide consolidarsi la sua fama e divenne uno dei dark fantasy più gettonati accanto al Berserk di Kentaro Miura.

Purtroppo, come si accennava più su, se il primo arco narrativo risulta quello più significativo ed ispirato, lo stesso non si può dire per tutta la parte seguente, che degenera via via in un hentai sempre più spinto (tanto che alcune storie, ad un certo punto, verranno pubblicate a parte con il titolo Bastard!! Expansion perché troppo porno per la serie regolare) ma dalla trama inconsistente e minata da tempi di pubblicazione dilatatissimi, figli di una storia editoriale travagliata, fatta di ripetute sospensioni temporanee e cambi di testata. La serie è infatti ufficialmente ancora in corso, ma nessuno sa quando il suo creatore si prenderà il disturbo di darle una degna conclusione.


L’autore

Classe 1963, Kazushi Hagiwara è un personaggio anomalo all’interno della “quadrata” società nipponica. Tanto per cominciare, come a voler segnalare anche fisicamente la sua ribellione al sistema, nasce mancino. Poi, laddove la vita del giapponese medio è scandita fin dai primi anni di vita da scadenze ed aspettative legate prima allo studio e poi al lavoro, il nostro è capace di farsi bocciare per ben 3 volte al primo anno delle superiori, fino a quando, a 17 anni, molla tutto e fugge da casa, andando a vivere in una stamberga di cui paga l’affitto con lavori part-time. Qualche anno più tardi, novello figliol prodigo, finalmente torna a casa dai genitori e, ispirato dal Devilman di Go Nagai e da Il Clan dei Poe di Moto Hagio, decide di entrare alla Scuola di Arti Grafiche di Tokyo, in cui ha l’opportunità di lavorare come assistente per Dirty Matsumoto, mangaka specializzato in fumetti porno, e di realizzare alcune doujinshi tra le quali Made Genius il suo primo vero manga in assoluto, nato come progetto scolastico assieme a Hirohisa Tsuruta e Yumi Morio ma mai completato.

Nel 1985, all’età di 22 anni, finito il percorso di studi, coglie al volo l’occasione di andare a lavorare per Shonen Jump, che in quel periodo sta reclutando. Viene allora assegnato come assistente al compianto Izumi Matsumoto, collaborando quindi al celeberrimo Kimagure Orange Road. Nel 1987, tra le varie cose, trova il tempo di disegnare Binetsu Rouge, commedia romantica one-shot che viene pubblicata su Shonen Jump Summer Special e che balza istantaneamente al primo posto nella classifica di gradimento dei lettori!

A quel punto, gli viene chiesto di disegnare un secondo one-shot e realizza il già citato Wizard!!, lavoro per il quale sarà costretto a lasciare il suo compito da assistente proprio mentre il maestro Matsumoto è alle prese con l’ultimo capitolo di Orange Road. Neanche a dirlo, anche questo ottiene un ottimo riscontro di pubblico e quindi gli viene affidato il compito di disegnarne un altro ancora: Virgin Tyrant, ulteriore commedia romantica che viene pubblicata su Shonen Jump Winter Special, all’inizio del 1988.

Quando finalmente gli viene chiesto di debuttare con la sua prima serie, Hagiwara mette insieme un gruppo di assistenti che diverrà famoso con il nome di Studio Loud in School e, sotto la guida dell’editor Toshimasa Takahashi, sceglie senza esitazione di espandere Wizard!!


Opere derivate

Il successo delle avventure di Dark Schneider diede vita a varie produzioni. Ma andiamo con ordine e scopriamo insieme quali.

Tra il 1992 ed il 1993, la AIC produsse una breve serie di 6 OAV che riassumevano una parte del primo arco narrativo. Tecnicamente nulla da dire: tanto il character design quanto le animazioni riuscivano a rendere giustizia alla controparte cartacea, però si perdeva quasi completamente il lato umoristico e le vicende, per forza di cose, venivano scremate. A conti fatti un’esperimento riuscito a metà. Da noi, sull’onda del grosso consenso di pubblico riscosso dal manga, giunse per mano di Yamato Video nell’ormai lontano 1998 in formato VHS e mai più riproposto.

Ci furono poi dei videogiochi. Il primo, pubblicato nel 1994 per Super Famicom con il titolo Bastard!! – Ankoku No Hakaishin (Il distruttore delle tenebre), fu realizzato dal misconosciuto Cobra Team e cercava di traslare le vicende del primo arco narrativo in una serie di scontri uno contro uno in cui i personaggi, immersi in ambientazioni che sfruttavano il famoso “mode 7” della storica console Nintendo, si davano battaglia lanciandosi incantesimi. Che detta così pare una figata, ma all’atto pratico era tanto fumo e ben poco arrosto.

Un paio di anni più tardi, nel 1996, su Playstation arrivò Bastard!! – Utsuro Naru Kamigami no Utsuwa (Le reincarnazioni delle divinità dell’ombra), un RPG in prima persona che si avvaleva del contributo artistico del nostro amato Junichi Hayama e, fatto degno di nota, esplorava una vicenda totalmente inedita, creata appositamente per il gioco.

In mezzo a tutto questo, vale la pena menzionare i romanzi. Due di essi, scritti da Nobuaki Kishima ed ambientati 50 anni prima degli eventi della serie originale, sono stati pubblicati anche in Italia da Kappa Edizioni. Il terzo, realizzato da Benny Matsuyama e dal titolo Bastard!! Black Rainbow, conta in Giappone 2 volumi di cui uno è giunto da noi grazie a Planet Manga e narra a sua volta vicende accadute circa un centinaio di anni prima del manga. L’ultimo, Ninja Master Gara Gaiden, risalente al 2012 e scritto da Hideyuki Furahashi , come da titolo si concentra sul personaggio di Gara, il Signore dei Ninja, seguendone le vicende nel periodo successivo alla battaglia contro Abigail.

Un progetto mai andato in porto, invece, è Bastard!! Online, MMORPG inizialmente messo in cantiere da Tecmo nel 2008 ma cancellato l’anno successivo e di cui ci resta solo un trailer.

Nella cultura di massa

Come già detto, Bastard!! ebbe subito molto successo sia in Italia che in Giappone. I siparietti comici ed il tratto dettagliato e pulito di Hagiwara, unito al suo particolare occhio di riguardo verso le procaci protagoniste femminili, lo resero un’icona nel panorama del dark fantasy. Il suo principale merito è stato quello di osare. E non ci riferiamo tanto alla sfrenata libido del protagonista, quanto alla capacità di prendere un genere abusatissimo e fortemente stereotipato donandogli una personalità unica ed esplorando territori mai battuti prima. Per dirne una, basti pensare a quanto il pubblico odierno osanni personaggi come il Deadpool della Marvel quando Dark Schneider, già ai tempi, faceva dentro e fuori dalla quarta parete senza il minimo ritegno. Per non parlare poi dei già citati riferimenti all’heavy metal, a partire proprio dal nome del protagonista, ispirato a quello di Udo Dirkschneider, storico frontman degli Accept (a sua volta nome del rituale che Yoko usa per spezzare il sigillo che tiene prigioniero il nostro eroe). Stesso dicasi per tutti gli altri personaggi, luoghi ed incantesimi. Per esempio, il malefico vampiro Di Amon altri non è che il famoso King Diamond, mentre Porno Diano prende il suo nome da Paul Di’Anno, cantante degli Iron Maiden. E potremmo stare qui a scriverne per giorni: Metallica, Megadeth, Helloween, Bon Jovi, Venom, Anthrax, sono solo la punta del gigantesco iceberg di citazioni musicali di questo manga. L’influenza di Bastard!! è stata talmente forte, soprattutto negli anni ’90, da generare perfino un figlio illegittimo: la serie di picchiaduro ad incontri Guilty Gear, che non solo riprende a mani basse lo stile grafico dell’opera, ma si focalizza a sua volta in una pletora di citazioni heavy metal!

La nuova serie Netflix

Ma passiamo alla notizia che è ormai di dominio pubblico già da un po’ e che è, in fondo, il vero motivo dietro a questa lunga retrospettiva. Sulla scia dei recenti adattamenti di vecchie glorie, Netflix ha infatti annunciato per il 2022 una nuova serie anime su Bastard!!

Il regista sarà Takaharu Ozaki, che ha già diretto l’anime di Goblin Slayer (2018), la sceneggiatura sarà affidata a Yosuke Kuroda (Gundam 00) mentre il character design spetterà a Sayaka Ono. La serie, prodotta da Warner Bros. Japan e composta da due stagioni per un totale di 24 episodi, verrà realizzata da Liden Films, studio di animazione fondato nel 2012 – che si è espanso a macchia d’olio fino a fondare 5 filiali diverse ubicate fra Kyoto, Osaka e Tokyo – e che è tristemente ricordato in Italia per il terribile 3D sperimentato sulla più recente serie di Berserk (2016).

Per quello che riguarda le voci, nel ruolo di Dark Schneider troveremo Kishou Taniyama, già voce di Fungami Yuya in Jojo nell’adattamento animato di David Production. Gara sarà invece interpretato da Hiroki Yasumoto (Sado Yasutora in Bleach e Elfman Strauss in Fairy Tail) mentre l’affascinante Arshes Nei avrà la voce della cantante Yoko Hikasa, nota per il personaggio di Yoh Asakura in Shaman King (2021). A dar vita a Tia Nort Yoko sarà infine Tomori Kusunoki, giovane ma già con un lungo curriculum alle spalle nel doppiaggio di anime e videogames.

Cosa aspettarsi da questa nuova incarnazione dello stregone oscuro? Beh, il trailer, per quello che si vede, sembra promettere bene. Non c’è ancora una data precisa per l’effettiva diffusione sulla nota piattaforma di streaming e, di conseguenza, nemmeno si sa qualcosa a proposito di chi verrà chiamato a curarne l’edizione in lingua italiana. Di certo, per tanti appassionati storici di anime e manga, si tratterà di un evento dal sapore fortemente nostalgico, soprattutto se la serie sarà capace di portare su schermo quella stessa forza dissacrante ed anarchica che fece la fortuna dell’opera originale.

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Ushio e Tora – In contemporanea con il Giappone, l’anime televisivo sbarca su Sky e su Yamato Animation

ushio e tora yamato animation

E’ stato l’oggetto di un mio personale tributo solo qualche settimana fa e, ora, grazie a Yamato Video, Ushio e Tora ritorna in Italia con il nuovissimo anime televisivo, che sarà proposto in contemporanea con il Giappone sia sul canale Youtube Yamato Animation, sia su MAN-GA, canale SKY 149.

Di seguito i primi due episodi:

Buona visione!

Anime al Cinema 2015 – Intervista a Giorgio Bassanelli Bisbal

anime al cinema 2015

Quest’anno, Yamato Video e Koch Media hanno in serbo un piatto ricco per tutti gli amanti dell’animazione giapponese:  Berserk – L’epoca d’oro III, Rocky Joe, Kotetsu Shin Jeeg, Saint Seiya – The Lost Canvas, Una tomba per le lucciole, Giant Robot… sono solo alcuni dei titoli già annunciati e che verranno presentati al cinema nel corso del 2015.
Mi sono ritrovato a discuterne con l’amico Giorgio Bassanelli Bisbal, responsabile dell’adattamento e del doppiaggio (e ridoppiaggio) degli anime coinvolti in questa operazione, quindi ne è uscita fuori un’intervista, molto informale e schietta in verità, in cui abbiamo toccato diversi argomenti. Non capita tutti i giorni di avere a che fare con un addetto ai lavori con una tale reale passione per gli anime a cui è chiamato a dare il suo contributo e che veramente cerca un rapporto, un confronto con gli altri appassionati, piuttosto che facili consensi e piaggieria. Sono sicuro che molti di voi, soprattutto quelli più “datati”, si ritroveranno nel leggere le sue risposte, e spero che nel nostro paese siano sempre di più coloro che porteranno avanti questo settore animati dallo stesso spirito.

giorgio bassanelli bisbal

Buona lettura!

La volta scorsa abbiamo parlato di te, del tuo lavoro e della tua passione, stavolta partiamo direttamente con le domande. Ecco la prima: successo con Capitan Harlock – L’Arcadia della mia giovinezza e successone con Le Notti dei Super Robot. Una nuova giovinezza per il fenomeno anime in Italia?

Non so se si può parlare di nuova giovinezza o se la realtà dei fatti è che questo settore è rimasto addormentato per anni e anni e anni. Si è addormentato nel 2006 (e non lo dico a caso) e semplicemente adesso ha riaperto gli occhi… meglio: è stato risvegliato. C’è qualcuno che, con qualche “pizzico”, gli ha fatto aprire gli occhi e l’ha risvegliato.

Quali pensi siano state le cause di questo “torpore”?

Vedi, se pure sotto al culo hai un’auto da formula uno, ma non sei un pilota, con quella macchina non ci fai niente. Puoi fare un percorso, puoi farla camminare quella macchina, ma finisce là. Se invece sei un pilota, e sai spingere il veicolo al limite, il motore di quella macchina, la sua aereodinamica e le sue caratteristiche, ti daranno il massimo. E questo secondo me è quello che è successo. Diciamo che il mercato è finito in mano a persone che non sapevano fare quello che avrebbero dovuto fare. Poi, a un certo punto, ogni tanto capita il miracolo, e il volante finisce in mano (ma ogni tanto, eh) a chi quel veicolo lo sa sfruttare più o meno al massimo.

Risposta molto “politically correct” (rido)

E’ quello che penso e non ho paura di dirlo.

E per quello che riguarda il Giappone? Come le vedi tutte queste ultime produzioni in CGI? Prendo il recentissimo esempio dei Cavalieri dello Zodiaco al cinema, grosso flop tanto in patria quanto da noi…

Penso molto male. La computer grafica non mi piace e secondo me andrebbe sfruttata per fare altre cose. Gli anime sono gli anime e dovrebbero essere disegnati. Sono dei disegni, non possono essere dei fantocci o dei manichini della Rinascente in movimento. Ne penso tutto il male possibile, mi dà veramente fastidio.
Nel caso dei Cavalieri dello Zodiaco, sinceramente, non sono un fan della serie, non mi ha mai suscitato alcun interesse, ma posso capire che i fan dei Cavalieri siano incazzati neri nel vedere i loro personaggi preferiti trattati come un fenomeno da baraccone. A parte il fatto che il livello è bassissimo, ma non dei Cavalieri, dico in generale, di questa roba. Sono operazioni commerciali che, personalmente, credo lascino il tempo che trovano, perché veramente non hanno senso, tanto più per titoli come i Cavalieri o Capitan Harlock. Voglio dire… Leiji Matsumoto ha uno stile talmente preciso, talmente riconoscibile, che renderlo in computer grafica è un insulto, cioé… ne esce fuori un’altra cosa. E perché farlo? Che senso ha? Per i soldi? Facessero i soldi su altre cose. I Cavalieri dello Zodiaco uguale. Togliendo Kurumada, la serie animata era curata da Shingo Araki, e come puoi riprodurre in computer grafica uno stile così preciso, uno stile così bello? E’ impossibile, vengon fuori dei fantocci, delle cose pietose. Io stesso ti dico una cosa: sono un grande appassionato di Hokuto No Ken e, se ne facessero un film in computer grafica, io mi rifiuterei di lavorarci. Già nella Trilogia, quando c’erano quelle scene realizzate in computer grafica, mi veniva il voltastomaco, ma nel vero senso del termine. Queste sono produzioni che, secondo me, veramente ledono l’intelligenza umana, sono prodotti pessimi e non mi piacciono, non mi piacciono affatto.

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E in effetti, pare che l’intento dell’operazione “Anime al Cinema” sia proprio quello di ridare il giusto valore all’animazione tradizionale. Puoi parlarci dei titoli che vedremo prossimamente? Mi pare tu stia lavorando sul terzo film di Berserk e su Rocky Joe…

Ho finito l’adattamento di Berserk da un po’ e sono in attesa di andare in doppiaggio. Credo che il terzo capitolo sia in assoluto il più bello, non solo dal punto di vista qualitativo, ma proprio per quello che accade, per la trama. Mi auguro veramente, ma veramente, che sia un terzo capitolo che anticipa un quarto, un quinto, un sesto… come è stato promesso tempo fa (infatti questo film si conclude con un “continua”), perché Berserk merita di essere animato per intero, perché i fan di Berserk debbono poter vedere l’opera completa (un giorno, chissà…) e perché, veramente, per quello che è stato fatto (a parte la computer grafica che anche lì se la potevano risparmiare. Certe scene le hanno davvero rovinate, ma lasciamo perdere…), per me i film di Berserk sono molto belli, le musiche sono trascinanti ed adeguate, veramente l’opera è stata resa molto bene e quindi spero che ci siano quei famosi 12 film, come era nelle intenzioni dei produttori. Me lo auguro.
Per quanto riguarda Ashita No Joe… che dire? Sono veramente, veramente, ma veramente felice che approdi al cinema un capolavoro di tale levatura, però, a livello di lavorazione, stiamo ancora neanche a “Caro amico”. Il fatto di poter portare in Italia sia il primo lungometraggio riassuntivo di Ashita No Joe che il secondo, mi rende molto ma molto contento, perché in quei film vengono riportati alla luce i punti salienti, i personaggi più belli e più importanti del racconto e, onestamente, l’idea di poter riestituire dignità, coerenza e soprattutto (almeno questo è quello che mi impegnerò a fare) le atmosfere originali della storia, mi riempie d’orgoglio. Ashita No Joe è una delle mie serie preferite da sempre e Toru Rikishi è uno dei personaggi che più mi ha influenzato da bambino (mi piacevano i cattivi, sempre i cattivi – ride – se così si può definire Rikishi). L’ho sempre trovato un personaggio molto interessante, molto profondo e… quindi, come dicevo, l’idea di portare sul grande schermo una storia così, se vogliamo, anche attuale, mi riempie di felicità. Poi non ci dimentichiamo dello stile dei disegni: la prima parte tutta fatta un po’ con le scene al carboncino… per me Ashita No Joe è un’opera d’arte in animazione quindi, insomma, spero che il doppiaggio si sappia distinguere, che faccia veramente dimenticare il lavoro abbastanza discutibile che è stato fatto in passato. Certo, non sto accusando i vecchi addetti ai lavori di non avergli reso giustizia, è che loro erano costretti a lavorare in determinate condizioni, oggi però la storia può cambiare… la musica può cambiare.

ashita no joe

Hai toccato un punto importante legato a quanto dicevamo prima: l’invadenza della computer grafica nell’animazione tradizionale. Ricordo ancora lo spaesamento che ho provato durante la sequenza iniziale del primo film di Berserk. Credi che questa tendenza andrà a peggiorare oppure ci si renderà conto, presto o tardi, che bisogna fare un passo indietro e recuperare un certo modo di intendere l’animazione?

In tutta onestà spero che i giapponesi si rendano conto e quindi facciano tanti passi indietro, che usino la computer grafica per fare i videogiochi, non per fare l’animazione. E poi, per quanto riguarda anche il tratto, perché stiamo dando molta colpa alla computer grafica dimenticando che, in realtà, la qualità attuale degli anime è bassissima. Nel senso, e lo dico onestamente, se tutto questo lo stanno facendo per moda, beh… la moda secondo me si impone. E la possono imporre loro. Mi piace molto, per esempio, quest’idea delle ultime produzioni su Lupin, “La lapide di Jigen Daisuke” e “La donna chiamata Fujiko Mine”, in cui lo stile del disegno è tornato retrò. Io spero che i giapponesi facciano sempre più dei passi indietro e tornino allo stile degli anni ’70 e ’80, ma non questa roba quadrata, questi disegni appuntiti, questi… cioé, veramente sapevano fare l’arte in animazione, adesso fanno delle robe piatte, squallide, vuote… non c’è niente, niente di niente, oltre al fatto che mancano idee, ma quella non è colpa loro.

Tornando a quello che dicevamo all’inizio, visto che la conversazione è molto informale, volevo chiederti un parere da addetto ai lavori. Seguimi un attimo: tempo fa parlavo al telefono con Musashi, amico e collaboratore che da poco è tornato dal Giappone. La sua fidanzata è del posto e, proprio lei, diceva che il pubblico giapponese è molto passivo, nel senso che mangerebbe anche la cacca se gli venisse presentata con una bella pubblicità. Credi che anche il pubblico italiano rischi di diventare così?

No, questo non lo credo, non credo che gli italiani siano così passivi da accettare qualsiasi cosa gli si propini sotto gli occhi. Però credo fortemente che le mode, i gusti, quello che poi prende piede, si possa in qualche modo imporre, come dicevo poco fa. Ecco, io credo che il pubblico italiano sia un pubblico che si presta ad essere educato. Bada bene che “educato”, per me, non significa “portarlo a quello che vuoi”, significa semplicemente abituarlo bene, talmente bene che ad un certo punto il suo gusto si affina e quindi, nel momento in cui gli viene presentata (concedimi il termine) una zozzeria, è in grado di scansarla. Vedi, la nostra generazione si è nutrita di talmente tante opere d’arte che oggi è in grado di fare questa distinzione e quindi di dire “questa è merda e questo no”. Al contrario, le nuove generazioni vengono riempite di schifezze tanto da non avere più la capacità di distinguere cosa è di qualità e cosa non lo è, cosa ti lascia un messaggio e cosa non te lo lascia, cosa ti lascia qualcosa e cosa non te lo lascia. C’è una bella distinzione. Io credo che, da questo punto di vista, l’immensa disponibilità di tali produzioni, abbia anche portato un appiattimento generale del gusto, il fatto di avere così tanti titoli è un po’ “disorientante”, ecco.

C’è qualcosa che ti mette particolarmente in difficoltà durante un adattamento dal giapponese?

In tutta onestà, no. Ecco, forse l’unica cosa che mi mette, non in difficoltà, ma che mi urta un pochino, è questa maniacale tendenza, in tutti gli anime giapponesi, ad inserire parole inglesi. Questo comporta che, nell’adattamento italiano, a volte mi costringono ad usare termini inglesi, mentre invece siamo italiani e bisognerebbe usare parole italiane. Ti faccio un esempio: per me non esiste “Rocket Punch”, per me esiste “Pugno a Razzo”. Perché io devo dire il nome di un’arma in inglese? Questa è una cosa su cui io mi sto battendo molto, anche perché, specie negli ultimi anni, anche in Italia c’è questa tendenza, in tutto quello che si fa, a mettere parole inglesi quando noi abbiamo l’italiano e possiamo usare la nostra lingua. Anche sui social network, molto spesso leggo parole inglesi buttate lì e mischiate all’italiano. Si tratta di un imbastardimento della nostra lingua che mi dà molto fastidio. Siamo italiani? Parliamo italiano! Tra l’altro io preferisco l’italiano all’inglese, francamente. Le parole straniere si usano quando non esiste il vocabolo nella nostra lingua, ma questa necessità non c’è, perché noi abbiamo un vocabolario vastissimo e abbiamo tutte le parole per indicare qualsiasi cosa. Io poi, vabbé, da questo punto di vista sono anche un po’ estremista. Ultimanente c’è questa parola, che è molto usata e che mi urta veramente i nervi, è la parola “selfie”. In italiano esiste da secoli e si dice autoscatto, cioé ti fai uno scatto da solo. Punto. Sono tutte mode estremamente puerili… non lo so, guarda, veramente, è questa l’unica cosa che mi mette in difficoltà, il dover sopportare l’obbligo, a volte, di dover mettere delle parole straniere nei dialoghi. Ad esempio, in Capitan Harlock – L’Arcadia della mia giovinezza, sono stato costretto a dover lasciare il nome della nave, Death Shadow, piuttosto che tradurlo come Ombra della Morte. Mi ha dato molto fastidio, ma lì sono stato costretto anche per un fatto di nomi di giocattoli, merchandise e quant’altro.

E di quella parte di pubblico che pretende che certe parole vengano lasciate in giapponese anche quando non ce n’è il minimo bisogno, ne vogliamo parlare? (rido)

A quelli che pretendono ciò, rispondo che possono andare a vivere in Giappone…

Una domanda è d’obbligo: oltre a ciò che già è stato annunciato e che ci attende al cinema nel 2015, c’è spazio per qualche sorpresa?

Diciamo che in questo momento ci sono parecchie cose che bollono in pentola, però non sono autorizzato a divulgare informazioni.

Va bene, comprendo benissimo, cambiamo argomento. Ecco… se ti dico Ufo Robot Gattaiger, tu cosa mi rispondi?

Fare Ufo Robot Gattaiger non è stato soltanto svolgere un lavoro, è stato qualcosa di più, perché il mio approccio al mondo dell’animazione giapponese, tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, fu anche dettato dalla curiosità che avevo per quel film. Avevo delle bobine in super 8 che contenevano stralci di Goldrake contro il Grande Mazinga e cose del genere ma, erroneamente, avevano le copertine di Ufo Robot Gattaiger, quindi io da ragazzino ero curiosissimo di sapere di cosa si trattasse. Vedevo delle similitudini con Goldrake ma non sapevo assolutamente che cosa fosse. Scoprii solo nei primi anni ’90 che cos’era e, già allora, sognavo un giorno di poterlo doppiare in italiano. Alla fine degli anni ’90 mi sono avvicinato, ho quasi sfiorato la possibilità di farlo, poi, improvvisamente, il buio in tutto il periodo dei primi 6 anni del 2000 e ancor più buio in seguito. Nel 2014, ritrovarsi in mano quel film, che è tornato a me quasi come un boomerang, come se avessi lanciato la mia passione e mi fosse tornata indietro, e avere la possibilità di farne un’edizione italiana, è stato un po’ come un premio. Forse per la pazienza, non lo so, ma lo vedo come una cosa non casuale, almeno per quanto riguarda il mio punto di vista, è chiaro. E’ un film che in qualche modo è tornato a me. Tutti i film sui Super Robot sono in qualche modo tornati a me, ma quello in particolare, ha una storia, come ti ho appena raccontato, molto personale. Non lo so, la vita è strana…

Ecco, i Super Robot! Come dicevo all’inizio, le due notti a loro dedicate sono state un successone. Ve l’aspettavate?

Il risultato al box office delle due Notti dei Super Robot è stato oltre le aspettative, anche perché non sono state fatte pubblicità per strada, non sono stati messi manifesti da nessuna parte, tranne la pubblicità su internet, dove poi si è innescato veramente un passaparola. E’ stato davvero un piccolo miracolo e, se vogliamo, anche una piccola rivoluzione messa in atto dagli appassionati. Sono stato molto contento, sono andato al cinema anch’io ed ero in mezzo al pubblico, dove mi sono divertito a vedere le reazioni della gente, i commenti… sono state due serate magiche e, in qualche modo, esserne stato tra i protagonisti mi ha gratificato molto.

Sì, anche io ho provato una sensazione veramente magica. Sarà stato vedere la sala strapiena, saranno state le atmosfere dei film in questione, ma davvero mi sono sentito tornare bambino. Tra l’altro ho notato una particolare cura nel ricreare delle “sonorità” d’epoca per quello che riguarda il doppiaggio…

Beh, sì, qui c’era un dovere nei miei confronti e nei confronti dei nostalgici, degli appassionati e degli amanti di queste serie. Non si poteva fare altrimenti. Ho corretto il tiro su molte cose che non m’erano mai andate giù ai tempi e allora ho cercato di seguire una linea logica. Per linea logica intendo un’operazione nostalgia a tutto tondo. Ho letto di commenti di persone che dicono “ah, basta con queste cose…” e via dicendo. Tali persone devono capire che quest’operazione non è rivolta a loro, è rivolta a noi (perché mi ci metto pure io), a noi che abbiamo vissuto quell’epoca e vogliamo sentire quei suoni. Non è un discorso egoista, ma un discorso di rispetto nei confronti della maggioranza. Una maggioranza che, a dispetto di quello che scrivono alcuni, non è rappresentata da loro, ma è rappresentata da tanti che oggi sono uomini tra i 30 e i 50 anni che hanno vissuto quell’era magica.

Eppure, in sala, oltre ai “nonni”, ho visto pure tanti nipotini che si esaltavano. Non è che grazie a voi, Mazinga & co. diventeranno un fenomeno intergenerazionale?

Se così fosse sarebbe molto bello e sarebbe anche molto divertente. Significherebbe che noi abbiamo vinto laddove qualcuno ha fallito miseramente, quindi ben venga che ci sia una cerniera che unisca generazioni così distanti, sarebbe bellissimo.

D’altronde stiamo vivendo un’operazione di rilancio dei robottoni che non ha precedenti. C’è qualcosa che puoi anticipare circa quello che ci attende nel 2015? Goldrake è già in onda su Man-ga a festeggiare il suo 40° anniversario in Italia. E tutti gli altri?

Sì, una bella sorpresa, che poi tanto sorpresa non è, sarà finalmente un’edizione che concluderà la versione italiana di Mazinga Z. Tra l’altro Mazinga Z, come Gattaiger, è uno dei miei titoli preferiti. La mia amicizia con Francesco Di Sanzo parte proprio da Mazinga Z alla fine degli anni ’80, quindi anche qui ho lanciato un boomerang ed è tornato indietro. Non so che dire. Non so se considerarlo un regalo del fato, non so… speriamo solo di riuscire a fare qualcosa di buono, visto che l’Italia ha dovuto aspettare tutti questi anni per vedere la conclusione di Mazinga Z, un titolo che per me significa molto.

C’è un altro robottone di cui vorrei chiederti. Tutti conosciamo Jeeg Robot d’Acciaio, che recentemente è approdato anche in edicola con un’esclusiva edizione in DVD, ma che mi dici di Kotetsu Shin Jeeg, che invece potremo vedere al cinema?

Di Shin Jeeg che cosa posso dire… non è un prodotto che mi entusiasma più di tanto perché si discosta totalmente dall’originale, il quale aveva delle atmosfere cupe, intense, dei disegni eccezionali, e se vogliamo era anche serio, a parte qualche siparietto comico con Don e Pancho. Qui invece si parla di personaggi comici, gag, qualche bella trovata, però del vecchio Jeeg c’è ben poco. Diciamo che è un prodotto moderno, più adatto alle nuove generazioni, scevre anche della vecchia serie. Certo, chi ha amato la vecchia serie potrebbe storcere il naso nel vedere questo nuovo Jeeg, però io alla fine dico che comunque vale la pena di vederlo perché, per esempio, i combattimenti sono ben fatti. Certo è, in tutta onestà, che se uno lo vuole vedere perché vuole rivivere quel Jeeg, siamo ben distanti, lo dico senza nasconderlo, ecco.

kotetsu shin jeeg

Ultima domanda: che cosa ti aspetti per il futuro degli anime in Italia e in generale?

In generale mi aspetto che i giapponesi facciano tanti passi indietro e si rendano conto che un tempo facevano arte e che sarebbe bene che tornassero a farla, sia nei contenuti che nei disegni. Potrebbero tornare al vecchio stile, non è possibile che ci siano così pochi autori che oggi fanno qualcosa di decente, devono tornare ad essere tanti. Per quanto riguarda l’Italia, invece, per il futuro mi auguro che sempre più anime vadano al cinema, che il pubblico aumenti sempre e soprattuto che tale pubblico sostenga la buona animazione, perché senza sostegno anch’essa è destinata a morire. Cerchiamo anche di non fagocitare qualsiasi cosa ci venga messa davanti ma, piuttosto, chiediamo e pretendiamo qualità, sempre e comunque, altrimenti alcuni signori continueranno a fare robette e a venderle come oro colato. Detto questo, ripeto, mi auguro sempre più anime al cinema, sempre più spazio e sempre più arte. Più arte per tutti.

Sotto il segno di Harlock – Intervista a Giorgio Bassanelli Bisbal

Mentre si avvicina inesorabile il 15 ottobre, il blog DarkArynLand intervista Giorgio Bassanelli Bisbal, direttore del doppiaggio e responsabile del nuovo adattamento de “L’Arcadia della mia giovinezza“.

Per leggerla, vi basterà cliccare qui

cinema

L’Arcadia della mia giovinezza: L’offerta speciale di Goen e l’elenco dei cinema

Mentre si avvicina la data dell’arrembaggio di Capitan Harlock, di cui abbiamo già parlato approfonditamente e che ricordiamo è previsto per il 15 ottobre, fioccano di continuo news ed iniziative interessanti. Abbiamo già dato uno sguardo a trailer e immagini qualche giorno fa, parliamo allora di GOEN che, come potete leggere nella locandina ufficiale che trovate qui sopra, ha deciso di applicare il 10% di sconto sull’acquisto dei volumi dell’edizione Deluxe del manga a chi esibirà il proprio biglietto in fumetteria!

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Passiamo ora all’atteso elenco delle sale in cui verrà proiettato il film. Sul sito ufficiale dedicato all’evento è presente, da un paio di giorni, una sezione in cui è possibile ricercare la sala cinematografica più vicina e prenotare il biglietto.
Per raggiungerla cliccate sull’immagine sottostante.

prenota il biglietto

 

L’Arcadia della mia giovinezza: Capitan Harlock all’arrembaggio dei cinema il 15 ottobre 2014

Grazie ad un accordo tra Yamato Video e Koch Media,
il pirata dello spazio farà da apripista ad un’operazione
che prevede il recupero della migliore animazione
nipponica e la sua riproposta su grande schermo!

In un periodo in cui i cinema sono letteralmente dominati da prodotti realizzati con animazione digitale e in cui anche colossi come Toei decidono di scimmiottare  Disney e Dreamworks, qualcuno si è finalmente deciso a rivalutare e riportare all’antico splendore i capolavori di un tempo. Quel qualcuno è Yamato Video, editore presente sul nostro territorio fin dai primissimi anni ’90  il cui catalogo, che comprende un vastissimo numero di titoli,  ne ha decreato la leadership nel settore. In collaborazione con Koch Media, la prima media company in Europa completamente indipendente, l’editore torinese ha in programma di riportare nei cinema dello stivale alcuni dei più grandi film d’animazione del proprio catalogo, iniziando da Capitan Harlock – L’Arcadia della mia giovinezza (わが青春のアルカディア – Waga Seishun No Arcadia), prodotto da Toei Animation nel 1982 come prologo alle avventure del famoso pirata dello spazio creato da Leiji Matsumoto. Diretto da Tomoharu Katsumata, la pellicola si avvale del character design del mitico Kazuo Komatsubara (Devilman, Goldrake e molti altri, una vera leggenda del mondo dell’animazione) e del mecha design di Katsumi Itabashi (Corazzata Spaziale Yamato, Starzinger) e Koichi Tsunoda (Mazinga Z). La colonna sonora, di rara bellezza, è invece affidata a Toshiyuki Kimori (Golgo 13, Dirty Pair).

– IL PERSONAGGIO –

Capitan Harlock (キャプテン・ハーロック)

In realtà, Harlock è uno di quegli eroi senza tempo che non avrebbe bisogno di alcuna presentazione. Basta infatti veder sventolare la sua inconfondibile bandiera da pirata per riconoscerlo. Nato nel 1977 come protagonista della serie “Il pirata dello spazio Capitan Harlock” (宇宙海賊キャプテンハーロック), il personaggio è in realtà il frutto di una lunga gestazione iniziata già nel lontano 1953, quando nella fervida mente dell’allora quindicenne Leiji Matsumoto, iniziò a delinearsi un suo primo archetipo all’interno di un fumetto di 16 pagine, Mitsubachi no Bôken (みつばちの冒険 – Le avventure di un’ape), che il ragazzo presentò per un concorso della rivista Manga Shonen, vincendolo.
Da allora, Harlock è stato il protagonista di miriadi di avventure all’interno di quello che è chiamato “Leijiverse”, l’universo narrativo in cui i personaggi di Matsumoto provenienti da diverse serie spesso si incontrano, tra manga, anime televisivi, film d’animazione e OAV. E nonostante tutti questi anni, e nonostante le continue rivisitazioni della sua storia, Harlock è rimasto un personaggio leggendario, uno di quelli che veramente si potrebbero definire “mitologici” per quanto concerne il mondo dei manga e dell’animazione.
Egli non teme la morte e si batte costantemente contro ogni forma di regime totalitario, trovandosi spesso in guerra (quello stesso tipo di guerra di cui l’autore è stato testimone fin da bambino, durante il secondo conflitto mondiale) per difendere i propri ideali di giustizia e libertà. In questo film (che non solo ne narra le origini, ma è considerato il fulcro del Leijiverse), Harlock è il giovane capitano di un’astronave della Federazione Terrestre che, ritornato sul pianeta Terra (ormai dominio degli Illumidiani invasori), combatterà per salvare il pianeta e la donna che ama, trasformandosi nel ribelle dello spazio che tutti conosciamo.

leiji matsumoto arcadia

IL NUOVO DOPPIAGGIO

Per l’occasione, il film è stato ritradotto da capo e doppiato ex novo, sotto la direzione di Giorgio Bassanelli Bisbal, che ha curato anche l’adattamento dei dialoghi. Il nuovo cast vede doppiatori del calibro di Loris Loddi (Dexter nell’omonima serie, Val Kilmer nel film The Doors…) e Mario Cordova (voce italiana di Richard Gere, qui al suo primo doppiaggio per un anime) solo per citarne due. Di seguito l’elenco dei ruoli principali con link alle rispettive schede del sito Il Mondo dei Doppiatori.it

Alcune clip di doppiaggio in anteprima

Curiosità: L’ENIGMA DELL’ARCADIA VERDE

Mentre in questo film (e nella successiva serie SSX, basata proprio su di esso) vediamo un’Arcadia di colore verde, dal mecha design più incentrato sull’aspetto “militare”, nell’anime originale vediamo un’Arcadia diversa, di colore prevalentemente blu, il cui design richiama invece un grande vascello.

Arcadia blu

Questo fatto, unito all’ordine cronologico degli eventi narrati nel film e nell’anime, ha portato molti fan ad ipotizzare la cosa più ovvia, cioé che l’Arcadia dell’anime originale sia un’evoluzione di quella verde. Tuttavia questo particolare non è mai stato confermato in nessuna delle produzioni legate ad Harlock che, anzi, in qualche modo hanno sempre creato (e continuano a creare) tantissima confusione circa la continuity della saga del pirata dello spazio, tanto che è ormai comune considerare ogni Harlock che appare in una data serie una diversa incarnazione dello stesso personaggio. Allo stesso modo, anche l’Arcadia sarebbe quindi diversa in base all’universo narrativo in cui compare. Ipotesi affascinante pure questa, se non fosse che, a riportarci con i piedi per terra e, di conseguenza, a questioni meno legate alla fantasia e più ai soldi, c’è semplicemente una questione di sponsor: la Takara, infatti, finanziava l’anime televisivo di Harlock e produceva i modellini dell’Arcadia originale, mentre la Bandai finanziava e produceva invece i modellini per Galaxy Express 999. l’Arcadia verde è nata quando Harlock è comparso in un cameo dell’anime appena citato e la Bandai, non volendo assolutamente fare pubblicità alla rivale, impose di modificare la nave spaziale dell’eroe. Detto questo, il resto è abbastanza facile da intuire: la Bandai divenne sponsor del film e della successiva serie SSX, di conseguenza venne sfruttato il nuovo modello.

arcadia verde

 

Kazuo Komatsubara, l’artigiano dell’animazione

kazuo komatsubaraMorto nel 2000 a causa di un tumore, il maestro Komatsubara è stato per decenni uno dei massimi esponenti dell’animazione made in Japan nonché un punto di riferimento per tanti altri suoi colleghi ed eredi che tutt’oggi lavorano nel settore. Nato il 24 dicembre del 1943, Komatsubara ha portato in TV e sul grande schermo molte  serie ormai di culto: Devilman, Goldrake, Mazinga Z, il Grande Mazinga, Getter Robot, Gackeen, Capitan Harlock, Galaxy Express 999, Starzinger e Forza Sugar. A queste si aggiungono poi varie collaborazioni (Komatsubara era un animatore indipendente, non legato ad una specifica casa di produzione), tra le quali ricordiamo quella di direttore dell’animazione in Nausicaä nella Valle del vento, capolavoro di Hayao Miyazaki a cui venne invitato a collaborare proprio in seguito ai risultati ottenuti con Capitan Harlock – L’Arcadia della mia giovinezza. Assolutamente non interessato alla fama, Kazuo Komatsubara è ricordato nell’ambiente per via della sua maestria e della sua dedizione al lavoro, caratteristiche che gli hanno sempre garantito la stima dei colleghi. In poche parole, se Yamato Video voleva dare un chiaro segno di quello che si propone di fare con quest’operazione di “valorizzazione” degli anime di un tempo, è partita proprio con il piede giusto.

Harlock by Komatsubara

Ken il guerriero Deluxe Edition 2014 – Clip e immagini in anteprima

Ottime notizie per tutti gli appassionati che attendono trepidanti l’Edizione Deluxe della serie TV “Ken il guerriero”, che verrà pubblicata in tiratura limitata nel 2014 da Yamato Video e di cui avevamo già accennato qui.

Per prima cosa abbiamo da mostrare in anteprima una clip che, pur non riuscendo a replicare fedelmente l’elevata qualità dell’edizione, mostra già ampiamente enormi differenze rispetto a quanto proposto finora.

Infine, una serie di immagini comparative che mettono a nudo le differenze tra l’attuale edizione e quella in preparazione. Scordatevi il famigerato ghosting ed i colori sbiaditi, Hokuto No Ken è pronto a tornare a splendere come non mai!

Nota doverosa: L’effetto ghosting nei DVD dell’edizione standard, così evidente nei fermo immagine sottostanti, è ovviamente meno percepito (ma sempre e comunque presente) quando le immagini sono in movimento.