HOKUTO NO KEN – JUBAKU NO MACHI (Romanzo – 1996)

romanzo hokuto no ken

小説 北斗の拳
呪縛の街

Romanzo
Hokuto No Ken
La Città Stregata

Introduzione

Trama

Protagonisti

Tecniche Segrete

Gallery

Considerazioni

Edizione italiana

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INTRODUZIONE

Nel 1996, a otto anni dalla conclusione del manga originale, Hara e Buronson tornano a narrare le gesta dell’uomo dalle sette cicatrici e lo fanno dando alle stampe un romanzo, un’ avventura inedita e autoconclusiva che si distacca quasi del tutto dagli eventi narrati in precedenza, inserendo il protagonista in un nuovo scenario, un’ambientazione in cui la disperazione e i forti sentimenti tornano di prepotenza nella vita dell’eroe e dove l’Hokuto ha ancora dei segreti da svelare.
Una storia che pesca a piene mani dall’immaginario costruito in passato dagli autori, andando anche ad approfondire delle tematiche già abbozzate nel manga, ma che si distingue per il taglio più maturo e riflessivo. Un piccolo gioiello in cui è possibile cogliere ancora meglio la capacità descrittiva di Buronson, grazie al quale riusciamo ad immaginare alla perfezione le scene anche senza il minimo ausilio visivo, arricchito dalle stupende illustrazioni di un Hara in piena forma.
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TRAMA

Last Land è un luogo dominato dallo spietato Sanga, un uomo che ha letteralmente stregato la popolazione per mezzo di una divinità a cui egli stesso ha dato vita: Doha. Grazie ad un inganno ben orchestrato, Sanga è riuscito infatti a dare alla gente un’illusione in cui credere, qualcosa in cui riporre speranza e che gli ha garantito il dominio sui loro cuori, qualcosa di valore ben maggiore rispetto a quello che è possibile esercitare con la forza. Ed è per consolidare tale dominio che questi ordina di rapire Sara, donna capace di curare ogni male grazie al semplice tocco delle dita. Sanga è infatti convinto che grazie ai suoi poteri otterrà finalmente il dominio assoluto, ma sulla propria strada troverà invece Kenshiro che, accompagnato da Tobi, è giunto in quelle terre seguendo il richiamo di Hokuto, un richiamo che lo porterà infine a scontrarsi anche con Seiji, il misterioso figlio del dittatore, dotato a sua volta di una micidiale arte marziale: la tecnica di Hokumon!
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PROTAGONISTI

kenshiroKenshiro (ケンシロウ)

Dopo aver combattuto sanguinose battaglie per riportare la luce in un mondo sprofondato nelle tenebre e nel caos, Kenshiro, l’ultimo successore della Divina Scuola di Hokuto, ha continuato a viaggiare nelle lande desolate sotto la guida delle sette stelle dell’Orsa Maggiore.
E saranno proprio le stelle a portarlo in un territorio sconosciuto, dove i malvagi prosperano ancora e dove il fato di Hokuto lo porterà a lottare di nuovo per donare speranza ai deboli e agli oppressi.
Vedi scheda di Kenshiro nel manga originale
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tobiTobi (トビ)

Detto anche “l’informatore” (伝聞屋), Tobi sopravvive proprio grazie alla ricerca e allo scambio di informazioni, ed è per questo motivo che riconosce immediatamente sia Kenshiro che l’Hokuto Shinken non appena li vede in azione. Separato dal suo fratellino Bista durante la guerra nucleare, è convinto nonostante tutto che egli sia ancora vivo da qualche parte e non smette mai di cercarlo.
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gythGyth (ギース)

Energumeno a capo di una banda di trenta uomini, Gyth non ama massacrare e derubare i villaggi, preferisce invece lasciarne in vita gli abitanti e dissanguarli giorno per giorno richiedendo il “pizzo” per la protezione dagli attacchi delle bande di altri territori. Dotato di un corpo possente, non si tira mai indietro di fronte ad un avversario e, in combattimento, utilizza du gigantesci artigli uncinati fissati ai polsi, con i quali è in grao di lacerare la carne e spezzare le ossa delle sue vittime.
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SaraSara (サーラ)

Giovane donna dotata del miracoloso dono di guarire con il tocco delle mani, Sara si rivela essere l’ultima discendente di una famiglia presso cui si tramanda un’arte medica basata sull’utilizzo dei punti segreti di pressione dell’Hokuto Shinken. Di bell’aspetto, nasconde una grande forza di volontà, tale da colpire fin da subito lo stesso Kenshiro al loro primo incontro.
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bistaBista (ビスタ)

Fratello perduto di Tobi, si muoveva tra le macerie della guerra nucleare vestito solo di stracci quando Sanga lo ha trovato. Muto e privo di memoria, per ricevere un po’ di cibo dalle persone, il ragazzino faceva piccoli giochi di prestigio e non poté non attirare l’attenzione di un uomo calcolatore come Sanga, che si servì di questa sua abilità per creare una divinità, Doha, che fosse in grado di rapire il cuore della gente di Last Land con finti miracoli, facendogli ottenere il dominio incontrastato sul popolo.
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sangaSanga (サンガ)

Anziano e potente guerriero, Sanga è il reggente di Last Land, una città fortificata in continua espansione che cresce grazie all’affluenza delle persone attirate dai miracoli di Doha, la divinità fantoccio che egli stesso ha creato. Tanto il suo modo di vivere che quello di combattere rispecchiano l’animo di un lupo, un vecchio capobranco che ha sempre lottato all’ultimo sangue per ottenere e mantenere la propria posizione e che non è disposto a farsi da parte di fronte a nessuno.
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seijiSeiji (セイジ)

Figlio di Sanga, dal quale è stato abbandonato all’età di soli dieci anni, scaraventato in un burrone, Seiji è stato costretto a lottare per sopravvivere sin da allora. Accolto dai monaci del Tempio del Nord, ha appreso in soli due anni ogni segreto della loro micidiale arte marziale e ha deciso di tornare a Last Land in cerca di vendetta, infrangendo la ferrea legge che proibisce di portare tale arte al di fuori delle mura del Tempio stesso.
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ren e shimaRen (レン) e Shima (シマ)

Monaci inviati dal Tempio del Nord per inseguire ed eliminare Seiji, si imbattono in Kenshiro e combattono contro di lui pensando che si tratti dell’uomo che stanno cercando. Durante il breve duello con il protagonista, rivelano di riuscire a lottare sincronizzando i loro movimenti alla perfezione, come se fossero un’unica persona.
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TECNICHE SEGRETE

Hokumon No Ken – 北門の拳
(Tecnica del Tempio del Nord)

Si tratta dell’Hokuto Shinken praticato in seno alla setta monastica del Tempio del Nord ed utilizzato solo come strumento per elevare il proprio livello di coscienza e raggiungere l’Illuminazione. Nel racconto non sono chiari i dettagli di questa derivazione dalla corrente originaria, si può solo supporre, come fa lo stesso Kenshiro riguardo ai punti di pressione utilizzati da Sara, che uno dei pretendenti alla successione nell’Hokuto Shinken sia stato scartato perdendo la possibilità di poter praticare la tecnica ma ne abbia conservato la conoscenza, applicandola in altri campi. Prova di questo è il fatto, spiegato sempre nel racconto, che a tutti i monaci viene severamente proibito di praticare l’Hokuto Shinken al di fuori del Tempio, specificando che solo al suo legittimo successore è permesso utilizzarlo.
I monaci di Hokumon sono riconoscibili dalle loro tuniche nere, accompagnate da un tatuaggio blu sulla fronte ed il marchio delle sette stelle di Hokuto inciso sul palmo della mano.
hokumon
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Ōchū – 王柱

Un punto segreto di pressione collegato strettamente con la posizione eretta e con l’atto di camminare. Basta colpirlo con forza per spezzare a metà la schiena di un avversario ma, dosando con precisione l’energia utilizzata per stimolarlo, è in grado di rivitalizzare un muscolo che si stava atrofizzando.
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Aketsushū – 亜血愁

Punto segreto localizzato sotto il collo, nell’incavo della clavicola. Per attivarne gli effetti e quindi fermare un’emorragia è necessario, mentre lo si tiene premuto, andare a stimolare anche un punto segreto nelle vicinanze della ferita.
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Nishi Mukū Ha – 二指無空把
(Presa del Vuoto fra Due Dita)

Si tratta del nome con il quale i monaci di Hokumon conoscono e praticano la tecnica Nishi Shinku Ha dell’Hokuto Shinken.
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Tsuishin – 椎神

Due punti segreti posti sui fianchi. Se attivati, irrigidiscono i muscoli della vittima, impedendone i movimenti fino al punto da creare difficoltà deambulatorie.
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Heiketsushū – 閉血愁

Localizzato sul torace, è un punto segreto che fa fermare il cuore lentamente, senza dolore.
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ALTRE TECNICHE (provenienti dal manga originale)

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GALLERY


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CONSIDERAZIONI

Come già accennato in apertura, in questo romanzo è possibile cogliere maggiormente la bravura di Buronson nel descrivere personaggi, pensieri e situazioni. Ogni singola pagina del racconto riesce ad evocare alla perfezione ciò che sta accadendo come se stessimo vedendo un film o un episodio dell’anime televisivo. Niente è lasciato al caso. Anche gli anonimi personaggi di contorno, a dispetto del ruolo estremamente marginale rivestito nella vicenda, diventano degli strumenti che l’autore usa con maestria per calarci meglio nell’atmosfera.
Ci sono poi degli elementi che erano stati col tempo messi in secondo piano nell’opera originale e che riaffiorano di prepotenza nel romanzo, in particolare l’ambientazione postatomica. Sembra di tornare ai primissimi episodi della serie, quando lo scenario disastrato e crudele faceva almeno l’80% del lavoro. Solo che stavolta la rappresentazione di tale condizione non è affidata alla sapiente mano di Hara, bensì alla prosa dello stesso Buronson, che ci regala una visione ancora più oscura e penetrante di quel mondo distrutto dalla guerra nucleare.
Torna poi una tematica, evidentemente cara all’autore, che già era stata affrontata nel manga in almeno due occasioni: il fanatismo. Elemento che qui assume un ruolo centrale in tutta la vicenda e nel significato generale del racconto e sul quale vale la pena spendere più di qualche parola. Perché se è vero che ad un primo impatto, è facile vedere una specie di denuncia alle religioni, bisogna un attimo guardare la storia nel complesso per capire che la denuncia è più profonda e meno scontata di quanto si pensi. Se infatti ci fermiamo a riflettere su Kenshiro e su quanto viene detto di lui nella storia, capiamo che Buronson pone una netta distinzione tra il suo operato, che è l’esperessione ultima delle divinità del Cielo, e quella di Sanga, che è una mera mistificazione, la creazione di un falso mito. Quindi non la solita, superficiale, trita e ritrita condanna alla fede che tanto è di moda oggi, ma uno spunto su cui riflettere parecchio, perché di falsi miti ne nascono ogni giorno e, a molti di essi, diventiamo devoti senza nemmeno rendercene conto. Buronson, uomo nato e cresciuto nella semplicità di un ambiente rurale, incoraggia a scrutare oltre l’apparenza, a non farci asservire da chi utilizza l’immagine per ingannarci, a guardare i fatti più che le parole.
E se era un messaggio attuale nel ’96, quando il romanzo è stato pubblicato, lo è forse ancor di più oggi, che siamo letteralmente “vittime” di un bombardamento mediatico senza precedenti, volto a condizionarci in ogni cosa, che sia la semplice scelta del migliore snack per la merenda fino a chi spetta il diritto di decidere della vita e della morte altrui. In tutto questo, tanto “panem et circenses” per distrarci e farci abbassare ulteriormente la guardia, permettendo ancor di più a certe idee di attecchire nella nostra mente. Perché, come dice Sanga:

“La vera obbedienza si può ottenere solo
quando possiedi lo spirito di qualcuno!”

Passando al lavoro svolto dal maestro Hara, stavolta limitato a delle illustrazioni e a pochissime pagine in stile manga, c’è da dire che il livello è eccelso. Tutto ciò che vediamo fra le pagine del libro è una gioia per gli occhi, a cominciare da Kenshiro stesso, qui rappresentato in maniera spettacolare. E’ tutto così perfetto che non si può fare a meno di desiderare che di illustrazioni ce ne siano almeno il doppio o il triplo, ma stavolta la parte del leone l’ha fatta Buronson, quindi bisogna accontentarsi.
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EDIZIONE ITALIANA

Quest’opera è stata pubblicata anche in Italia dalla Kappa Edizioni nel 1999, con il titolo “Romanzo – Ken il Guerriero” all’interno della collana Mangazine. All’epoca, fu il primo romanzo ispirato ad un manga di successo ad essere pubblicato nel nostro paese (seguito a ruota dai romanzi di City Hunter e altri) e, considerato tutto, il risultato non fu poi malvagio. Si sarebbe forse potuto fare di più, ad esempio riprodurre fedelmente le tavole in bicromia piuttosto che in bianco e nero, includere delle interviste o delle biografie complete degli autori ma, sicuramente, una cosa sola sarebbe bastata: maggior cura nelle traduzioni e nell’adattamento.
Benché sia leggibile, il testo presenta a volte delle ingnuità grammaticali evidenti, segno che non è stata riservata la giusta attenzione al progetto.

KenilGuerriero
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