KEN IL GUERRIERO – LE ORIGINI DEL MITO DELUXE Vol. 2 – Recensione

MSOTE001ISBN_KEN_origini_DLX_2_scvr.inddSeconda uscita per la nuova edizione deluxe, targata Planet Manga, di Ken il guerriero – Le origini del mito, ristampa bimestrale che ci permette di rivivere, in volumi da più di 400 pagine e in grande formato, gli epici combattimenti di Kenshiro Kasumi, il 62° successore della Divina Scuola di Hokuto, coinvolto in una lotta senza quartiere fra le principali gang malavitose della Shangai degli anni ’30.
La volta scorsa abbiamo dato uno sguardo globale sia alla serie e ai suoi protagonisti, sia ai pregi e ai difetti della nuova edizione. Da ora, e per i restanti 11 volumi che la compongono, mi concenterò invece su approfondimenti (in maniera analoga a quanto fatto con la serie originale) volti a chiarire alcuni aspetti non facili da recepire, anche per gli stessi fan dell’universo Hokuto.
Buona lettura! 😉

RESURREZIONE

Basterebbe questo titolo, “resurrezione”, per descrivere nella maniera più sintetica, ma anche più significativa, ciò che viene raccontato negli episodi raccolti nel secondo volume. Perché tutto, dall’inzio alla fine, è incentrato sul particolare “calvario” di Guāng-Lín, la sua lotta tra la vita e la morte, il suo ritorno e la definitiva rinascita del Qīng Bāng. Elementi con cui gli autori giocano allo stesso modo in cui giocavano ai tempi di Hokuto No Ken, rincorrendo citazioni messianiche ma senza sfociare nel cattivo gusto. E c’è una sorta di eccitazione, di gioia, a vedere Guāng-Lín che torna a “raddrizzare i paletti”. A un certo punto ci si sente come immersi nelle atmosfere de “Il Padrino” di Francis Ford Coppola, sebbene la visione del mondo da parte di Hara (di cui ho trattato nella recensione di Last Piece) riesca a plasmare tali elementi e piegarli al suo metodo espressivo. Gli eroi sono sempre riconoscibili, anche quando invischiati nel contrabbando d’armi e oppio, le persone mediocri vivono e muoiono nella loro mediocrità, anche se investite di un’apparente autorità, mentre coloro che sono viscidi e spregevoli nel profondo, manifestano tali qualità anche esteriormente, divenendo delle parodie viventi, delle caricature. Perché in fondo il messaggio del maestro è chiaro: da uomo ormai maturo, con una certa esperienza, ha voglia di mostrare come i furbi, i prepotenti, gli approfittatori, i bastardi senza pudore, siano vittime del loro stesso squallore, finendo spesso per divenire dei ridicoli zimbelli, dei pagliacci  convinti che nella vita basti sapersela cantare e suonare per essere qualcuno. Personaggi illusi che i loro castelli di carte possano reggere il confronto  con i “veri uomini”, coloro che, al contrario, hanno imperniato la loro esistenza su valori come l’onore, la lealtà e l’amicizia. Coloro che, anche se separati dal tempo e dalla distanza, mantengono legami indissolubili e che sono pronti a mettere in gioco la propria vita l’un per l’altro.

La cosa bella è che tutto ciò di cui ho appena parlato rappresenta solo il “contorno” di un piatto ancor più sostanzioso.  In questo volume, infatti, Kenshiro se la vede a più riprese con un valido avversario, il Re degli Spiriti, in avvincenti duelli che introducono il vero leitmotiv che ci condurrà fino alla fine della serie e che merita un approfondimento a parte.

Le Tre Casate di Hokuto (北斗三家)

hokuto sanka

Nota: Della storia e delle origini dell’Hokuto ho già scritto in maniera esaustiva nelle sezioni specifiche del sito ma, per evitarvi lo scomodo di dover saltare da un link all’altro, riporto qui le informazioni essenziali.

Si narra, con il sapore della leggenda, che l’Imperatore  Liu Zhuāng (劉莊), appartenente alla dinastia degli Han orientali,  sognò un uomo dorato e, colpito da tale evento, diede ascolto ad un suo consigliere, che suggerì si potesse trattare di una divinità straniera: Buddha. Vennero quindi inviati degli ambasciatori verso Occidente che tornarono, nel 67 d.C.,  assieme a due monaci, trasportati su un cavallo bianco, i quali recavano con sé i rotoli delle loro scuole e che costruirono il Tempio del Cavallo Bianco (白馬寺) presso la Capitale Luòyáng.

L’incontro tra l’illuminato Imperatore e quei monaci missionari venne visto da entrambe le parti come un segno del destino.  Nel manga originale viene brevemente accennato ad un episodio particolare, avvenuto sul Koutendai (降天台 – Collina Celeste),  in cui gli déi affidarono la loro spada al capostipite della dinastia. Non viene spiegato di preciso cosa accadde, ma di fatto si capisce che ci fu un segno tangibile del favore che il Cielo aveva riservato ai membri della casata di Liu Zhuāng, qualcosa che spinse i monaci ad insegnar loro i segreti della loro micidiale arte marziale, dando quindi origine all’Hokuto Sōkeken (北斗宗家拳 – Scuola della Dinastia Principale di Hokuto).

Quando, nel 189 d.C., venne deposto e poi assassinato il giovane Imperatore Liu Bian, esplose un turbolento periodo di battaglie per il potere. Fatto interessante, i monaci tutelari dell’Hokuto Sōkeken decisero di affidare il destino del mondo alle mani di un discendente della casata che avrebbe dovuto creare una nuova e definitiva arte marziale. Questo potrebbe significare, oltre al noto discorso riguardante l’ormai raggiunto limite della tecnica, che forse, con il passare del tempo, si era perso di vista che il favore degli déi era stato dato principalmente ai membri della discendenza di  Liu Zhuāng e che la diffusione massiccia dei loro insegnamenti anche a chi non era strettamente legato ad essa (ricordiamo infatti che nacquero, sempre per difendere l’Imperatore, anche il Gento Kōken e il Nanto Seiken) era stato un errore. In seguito, sempre per mezzo di un segno degli déi, Shuken divenne il fondatore dell’Hokuto Shinken.

Negli anni a seguire, mentre la Cina versava nel caos, l’Hokuto Shinken veniva perfezionato sul campo di battaglia, mentre si cercava disperatamente di ristabilire la dinastia Han. Tuttavia, gli eventi portarono ad un’inaspettata svolta e il territorio venne infine diviso in tre Regni: Shu, Wu e Wei. Fu allora che la Divina Scuola di Hokuto subì la scissione fra le tre casate Sun, Cao e Liu. Nel manga non è mai spiegato nel dettaglio come e perché questo avvenne, si evince soltanto che, essendo cambiato il ruolo dell’Hokuto, passando dal difendere l’Imperatore del Cielo al ben più esteso compito di “difendere gli eroi”, la scissione ci sia stata per via dell’impossibilità, all’epoca, di stabilire a priori chi sarebbe stato a riportare l’ordine e la pace.

P.S.: Di come l’Hokuto Shinken si trasferì dalla Cina al Giappone avremo modo di parlare negli approfondimenti futuri.

PERSONAGGI

Nota importante: Nelle schede che seguono ho voluto mantenere una linea coerente con l’opera originale. In esse verrà proposto il nome correttamente traslitterato in italiano, gli ideogrammi relativi e, a seconda dei casi, il nome così come viene pronunciato in giapponese con gli stessi ideogrammi. Altro punto importante che mi sento di sottolineare è che mentre in originale viene dato prima il cognome e poi il nome dei personaggi, nel tradurli ho invece messo prima il nome e poi il cognome, come è consuetudine nella nostra lingua.

cuiCuī (崔)

(Giapp.: Sai)

Ingaggiato da Měi-Yù come guardia del corpo, è un maestro del Nán Pài Hóng Jiā Wǔ Xíng Quán (南派洪家門五形拳 – Stile del Sud della Scuola delle Cinque Posizioni della Casata Hóng). Quando si accorge che il misterioso ospite della sua padrona è in realtà il Re dell’Inferno, tenta di attaccarlo per ucciderlo ed intascare i soldi della taglia che il Cartello del Fiore Rosso ha messo sulla sua testa, ma a Kenshiro basta un solo dito per sbarazzarsene.

 hongyuan wengHóngyuán Wēng (翁洪元)

(Giapp.: Gen Ōkō)

Padre adottivo di  Guāng-Lín e Yù-Líng, dietro un sorriso bonario nascondeva un animo crudele e spietato, capace di tutto pur di arrivare ai vertici del Qīng Bāng, anche calpestare le vite dei suoi stessi figli. Kenshiro si è macchiato del suo omicidio per risparmiare a Guāng-Lín la sofferenza di doverlo uccidere con le proprie mani.

kuangyun mangKuángyún Máng (芒 狂雲)

(Giapp.:  Kyōun )

Meglio noto con il soprannome di Líng Wáng (霊王 – Re degli Spiriti), è stato inviato dal nord della Cina per dare man forte al Cartello del Fiore Rosso ed ha ben più di un motivo per voler affrontare Kenshiro in duello. Egli, infatti, oltre che maestro dell’Hokuto Sonka Ken (北斗孫家拳 – Scuola della Casata Sun di Hokuto), una delle 3 scissioni principali che nacquero all’epoca della battaglia dei Tre Regni, è anche l’uomo che si dice abbia ucciso Yù-Líng.

taoista“Il Taoista” (道士)

Un arzillo e misterioso monaco capace di predire il futuro del prossimo. Incuriosito dal fatto di non riuscire a scrutare nell’animo di Kenshiro, incontrato per la prima volta nel periodo in cui non era ancora stato eletto successore dell’Hokuto Shinken, il vecchietto ha deciso di donargli il Raryūban (羅龍盤 – Oracolo del Dragone), un artefatto divinatorio che potrà aiutarlo ad orientarsi nelle scelte più difficili.

xuefang tianXuéfāng Tian (田學芳)

(Giapp.:  Gakuhō Den)

Promosso a numero tre del Cartello del Fiore Rosso dopo la morte di Xī-Fēi Huáng e Dōng-Lái Wú, porta una vistosa e pesante parrucca di ferro che, fissata al cranio con delle viti, dovrebbe in teoria coprirne una ridicola calvizie che gli ha valso il soprannome di “Tian il Kappa”. In verità, l’effetto è tutto l’opposto: non riuscendo infatti a reggere il peso stesso della parrucca, si ritrova sovente a perdere l’equilibrio, barcollare e schiantarsi in maniera ben più ridicola e assurda.

fude zhuFù-Dé Zhū (朱富徳)

(Giapp.: Tomitoku Shu)

Direttore appena nominato del Gran Nuovo Mondo, tenta di fermare i membri del Qīng Bāng che si sono radunai di fronte al portone principale per riprenderselo. Viene freddato in maniera molto scenica da Guāng-Lín che, fingendo di essere morto, esce fuori da una bara e gli spara in fronte.

zhouZhōu (周)

(Giapp.: Shū)

Uomo d’alto rango del Qīng Bāng, è in realtà un traditore che aveva venduto al Fiore Rosso il registro di tutti i membri della gang, condannandoli praticamente a morte. Scoperto grazie alla confessione di un tirapiedi di Tian, viene assassinato da Yé durante un pranzo in onore della rinascita del Qīng Bāng.

TECNICHE SEGRETE

Nota importante – Sempre per coerenza, ho voluto mantenere i nomi delle tecniche e delle scuole nella lingua in cui dovrebbero pronunciarle i protagonisti. Ad esempio, suona piuttosto improbabile che Kuángyún Máng pronunci il nome della Scuola della Casata Sun di Hokuto in giapponese piuttosto che nella sua lingua madre, il cinese. Di conseguenza, come primo nome troverete sempre quello più “logico” mentre, in alcuni casi (come appunto le diverse sette derivanti da Hokuto), per completezza metterò tra parentesi anche la versione con pronuncia in giapponese.
Un ringraziamento particolare spetta come sempre a MusashiMiyamoto e alla sua impeccabile competenza linguistica.

  • Nán Pài Hóng Jiā Wǔ Xíng Quán (南派洪家門五形拳 – Stile del Sud della Scuola delle Cinque Posizioni della Casata Hóng): Tecnica di combattimento realmente esistente, facente parte dell’insieme di stili derivati dalla scuola di kung fu più comunemente nota come Hung Gar (che la leggenda vuole sia nata grazie agli insegnamenti di uno dei superstiti della distruzione del tempio Shaolin, avvenuta tra il 17° ed il 18° secolo), si basa sui cinque animali caratteristici della tradizione delle arti marziali del sud della Cina: Drago, Tigre, Leopardo, Serpente e Gru.
    gokeiken
  • Běidǒu Sūn Jiā Quán (Hokuto Sonka Ken – 北斗孫家拳 – Scuola della Casata Sun di Hokuto): Ramificazione dell’Hokuto Shinken, si è specializzata nel Cāoqì Shù (Sōki Jutsu – 操気術 – Arte Spirituale), ovvero una raffinatissima capacità di sfruttare il proprio spirito combattivo, oltre che per attaccare gli avversari e colpirne i punti segreti a distanza, anche per manipolare oggetti.
  • Běidǒu Sūn Jiā Quán Cāoqì Zhǎng (Hokuto Sonka Ken Sōki Shō 北斗孫家拳操気掌 – Manipolazione dello Spirito della Scuola della Casata Sun di Hokuto): Con questa tecnica, il guerriero è in grado di vincere un combattimento ancor prima di iniziare. Essa, infatti, gli permette di assorbire e disperdere la forza spirituale dell’avversario, indebolendolo fino a renderlo incapace di reagire.
  • Běidǒu Sūn Jiā Quán Kuángshénhún (Hokuto Sonka Ken  Kyōshinkon – 北斗孫家拳狂神魂 – Divino Spirito Furente della Scuola della Casata Sun di Hokuto): Stimolandosi dei punti segreti posti sulla fronte, il guerriero riesce a superare i limiti imposti dalla ragione, abbandonandosi ad uno stato di frenesia combattiva che ne accresce enormemente la forza spirituale. Il cambiamento è tale da riperquotersi anche sull’aspetto fisico del praticante, il cui volto viene trasfigurato dalla follia. Il maestro che riesce a padroneggiare alla perfezione questa tecnica, può alterare a tal punto il proprio flusso sanguigno e il proprio spirito combattivo da raggiungere il Mìkǒng Biànwèi (Hikō Hen’i秘孔変位 – Dislocamento dei Punti di Pressione), l’ultimo temibile segreto della Scuola della Casata Sun di Hokuto.

EDIZIONE ITALIANA

Stavolta una bella tirata d’orecchi andrebbe data per lo slittamento della data d’uscita del volume che, inizialmente previsto per il 13 novembre, è stato reso disponibile solo due settimane dopo. Insomma, già è bimestrale, vediamo di non farlo diventare trimestrale. Il resto è, in buona parte, già stato detto nella recensione del primo volume, ma mi tocca sottolineare di nuovo quanto sarebbe stata utile una revisione delle traduzioni. Togliendo infatti alcune sfumature, prendo ad esempio le tecniche usate dal Re degli Spiriti: come potete leggere tornando un po’ indietro,  il Sōki Jutsu non c’entra assolutamente NULLA con la “telecinesi” tanto sbandierata dall’edizione italiana. Controllare e manipolare lo spirito combattivo (il proprio o quello altrui) è cosa bene diversa dal semplice spostare gli oggetti con il pensiero. A questo punto potevano pure ribattezzare il manga come “E’ quasi magia Kuangyun” 😀

D’altro canto, un lato positivo che invece mi sento di sottolineare nuovamente è il giovamento che l’intera vicenda trae dalla nuova raccolta in maxi volumi. Poter leggere tutti d’un fiato gli episodi che lo compongono riesce a far cogliere anche aspetti che magari erano passati inosservati la prima volta. E se nella scorsa recensione già lo scrivevo, qui mi sento di ribadirlo con estrema sicurezza.

Appuntamento a gennaio! (si spera…)

2 risposte a “KEN IL GUERRIERO – LE ORIGINI DEL MITO DELUXE Vol. 2 – Recensione

  1. E’ incredibile quanto siate dettagliati nella descrizione del volume. I miei complimenti!
    Non riesco a smettere di guardare i disegni. Sono ottimi come sempre!

    "Mi piace"

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