MAD MAX : Fury Road – Il ritorno del guerriero della strada

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“In questa terra desolata, io sono colui che fugge sia dai vivi che dai morti. Un uomo ridotto a un unico istinto: sopravvivere”

Mad Max è tornato nei cinema con un nuovo capitolo. A trent’anni di distanza dall’ultimo episodio, il regista George Miller riprende in mano la sua creatura, la aggiorna e ne narra la leggenda al pubblico del nuovo millennio.
Il risultato? “Pazzesco”.

Lo scenario è sempre lo stesso: quel mondo arido e barbarico sorto sul cadavere fumante della civiltà, dove l’unico futuro a cui anelare può essere il prossimo giorno, la prossima ora… o anche soltanto i prossimi minuti. In questo inferno si muove Max Rockatansky (Tom Hardy), un uomo che ha perso tutto ciò che aveva di più caro e che vaga nel deserto senza scopo e senza meta. Le cose cambiano quando viene coinvolto, suo malgrado, nella lotta tra il tirannico Immortan Joe (Hugh Keays-Byrne) e la ribelle Imperatrice Furiosa (Charlize Theron).

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Evito di dilungarmi sulla trama per non rovinare a nessuno il piacere di gustarselo al cinema, ma già da quel poco che ho scritto è chiaro a chiunque che il “canone” della saga è stato rispettato. Anche stavolta Max viene tirato in mezzo a questioni in cui non c’entra nulla ma nelle quali si ritrova infine ad essere l’ago della bilancia. Un eroe che tutto vorrebbe essere tranne che un eroe, proprio come è stato fin dal 1979, quando tutto è iniziato. Già ma che cos’è Mad Max: Fury Road? Beh, partiamo prima dal dire cosa NON è…

Non chiamatelo reboot

Mad Max: Fury Road “non è né un reboot, né un prequel, né un sequel”, stando a quanto ha affermato lo stesso Miller, regista di ogni singolo episodio della serie, il quale ha precisato che “è una rivisitazione del mondo (di Mad Max)”. A George Miller, ora settantenne, l’idea di un nuovo film balenò in mente per la prima volta nel 1998, così, all’improvviso, mentre attraversava una strada, ma gli bastò il tempo necessario ad arrivare dall’altro lato per fugare quel pensiero, credendo che tre pellicole fossero più che abbastanza.  Due anni più tardi, però, nel 2000, mentre sorvolava l’Oceano Pacifico su un volo che da Los Angeles lo stava portando a Sydney, iniziò ad immaginare il film nella sua testa. Anche se ancora in una forma molto grezza, poteva già vederlo. Sceso dall’aereo, disse ai suoi collaboratori: “Credo proprio che faremo un nuovo film di Mad Max”. Da allora, di acqua sotto i ponti ne è passata molta e, a causa di tutta una lunga serie di vicissitudini, il progetto è andato completamente in porto solo ora. Il copione è quindi passato attraverso vari rimaneggiamenti, così come più volte è cambiato il nome dell’attore che avrebbe dovuto dare di nuovo il volto a Max Rockatansky. Inizialmente doveva essere proprio Mel Gibson, poi l’attenzione si spostò sul compianto Heath Ledger per arrivare infine a Tom Hardy. Ora, dopo 120 giorni di riprese effettuate nel deserto dell’Africa meridionale, dopo la campagna pubblicitaria che ci ha gasati fin dal primo teaser, dopo esserci rivisti ogni film della trilogia originale, aver fatto ipotesi e via dicendo… ora, possiamo gustarci il risultato di tanti anni di attesa. Ne sarà valsa la pena?

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Max Rockatansky e il mito dell’eroe

Quello che bisogna capire per godersi appieno Mad Max: Fury Road è che non rinnega assolutamente ciò che è stato fatto in passato. Quello che cambia è soltanto il “modo” in cui viene raccontata la storia. Max è infatti un personaggio che ha a che fare con il mito dell’eroe, tanto che le sue gesta vengono spesso narrate ai posteri da altri (come accadde nel secondo e nel terzo film, per esempio). Sotto questo punto di vista, in un mondo in cui si è tornati alla tradizione orale, la verità è che Max può avere tanti volti e tante storie quante sono le bocche di coloro che dichiarano di averlo conosciuto o di averne anche solo sentito parlare, ma il fulcro attorno a cui ruotano tutte queste storie è che lui è quel riluttante eroe che ha fatto la differenza ogni volta che è apparso sulla scena. E qui, Miller mette le cose in chiaro fin da subito: stavolta, la voce narrante è quella dello stesso Max.  Può sembrare un dettaglio di poco conto, ma significa molto. Così come significa molto la presenza di quella V8 Interceptor che in teoria dovrebbe essere saltata per aria nel secondo film. Non è un errore di continuity o un contentino per i fan, ma un simbolo. E’ il passato. Senza spoilerare nulla, ma quello che accade nel film alla storica vettura di Max è fin troppo evidente cosa voglia stare a significare. E nel momento in cui lo spettatore fa pace con i concetti appena esposti, tutto il resto è genio visionario allo stato brado. Miller, ispiratissimo, reinventa il mito che egli stesso ha creato e scatena sullo schermo un delirio di immagini che non solo rappresentano la summa di Mad Max, ma ne elevano la spettacolarità in maniera inimmaginabile. Si resta inchiodati alla poltroncina dall’inizio alla fine e si gode. Si gode tantissimo. Perché ogni singola inquadratura è studiata fin nei minimi dettagli, perché se Hardy riesce a non far rinpiangere Gibson, la Theron è proprio inarrivabile, perché la musica non è solo “d’accompagnamento” alle immagini ma dona invece una quarta dimensione al tutto, perché è fantasticamente commerciale ma non cede mai alla stupidità, perché si mangia tranquillamente ogni film d’azione vi possa venire in mente e, dulcis in fundo, perché una volta finita questa folle corsa, vorrete soltanto ricominciare.

Quindi, sia che siate dei fan di vecchia data della saga, sia che non ne abbiate mai sentito parlare, recatevi il prima possibile al cinema e tuffatevi in quest’esperienza senza la minima esitazione, perché non rimarrete affatto delusi. Fury Road riesce a superare ogni resistenza passandoci sopra con una blindocisterna carica di genialità. Fatevi travolgere.

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2 risposte a “MAD MAX : Fury Road – Il ritorno del guerriero della strada

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