MAD MAX – La trilogia originale (prima parte)

A partire dal 14 maggio, con Mad Max : Fury Road, torna nei cinema la saga cinematografica post-atomica dalla quale anche i maestri Buronson e Tetsuo Hara hanno tratto ispirazione per creare il mondo di Hokuto No Ken. Quale occasione migliore per fare un piccolo ripasso? E allora trovate tutta la benzina che potete e riempite il serbatoio, che si parte…

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Max Rockatansky, nato sulle strade della follia

Prodotto con un budget modestissimo, il primo Mad Max (in Italia Interceptor, dal nome della vettura del protagonista) è ambientato in un futuro prossimo in cui una crisi mondiale sta inesorabilmente guidando l’umanità verso il caos. Un crepuscolo fiocamente illuminato solo da forze di polizia come la MFP (Main Force Patrol) in cui milita il giovane Max Rockatansky (Mel Gibson), talmente bravo nel proprio lavoro da spingere il suo stesso capo a fare i salti mortali per tenerselo stretto e dare alla gente un eroe in cui credere. Il compito di Max e degli altri “bronzi” (nomignolo spregiativo riferito ai loro distintivi) è infatti quello di pattugliare le strade in cui regna letteralmente l’anarchia, concetto a cui la pellicola  ci introduce subito dopo i titoli di testa, mostrandoci la rocambolesca corsa all’inseguimento di Nightrider (Vincent Gil), pazzo drogato che è riuscito a rubare una Pursuit Special, una delle auto modificate della MFP, con la quale sfreccia a tutta birra sulla statale lanciando via radio la sua sfida ai poliziotti…

“Nato con il volante in mano e l’acceleratore sotto al piede! E’ il Night Rider, l’eroe della notte, che passa alla velocità della paura! Sono una macchina suicida che ha fatto il pieno!”

E’ proprio in questa sequenza iniziale che ci viene presentato il protagonista, che entra in scena dopo che il resto della squadra è stato messo KO dal pirata della strada. Max, con tutta tranquillità, intercetta il delinquente ed inizia a marcarlo stretto, mettendolo nel panico fino al punto di provocargli una crisi di pianto.

(E quando dico

(E quando dico “marcarlo stretto” mi riferisco a questo)

Nei pochi minuti che seguono, Nightrider perde il controllo del mezzo e si schianta, perdendo la vita. Questo attira l’attenzione di Toecutter (Hugh Keays-Byrne) e la sua banda di motociclisti, di cui il defunto era membro di spicco. E mentre Max viene “premiato” con una potentissima V8 Interceptor messa a punto solo per lui…

Due carburatori, 600 cavalli vapore, turbina su testata! Una belva! Un mostro fatto per volare raso terra!

“Due carburatori, 600 cavalli vapore, turbina su testata! Una belva!
Un mostro fatto per volare raso terra!”

… la gang raggiunge la città ed inizia a seminare il terrore.

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Max ed il suo collega Jim Goose (Steve Bisley, in Italia doppiato dal mitico Renzo “Aran Banjo” Stacchi) accorrono sul luogo di uno stupro perpetrato proprio dai motociclisti e arrestano Johnny (Tim Burns), il membro più giovane della banda, ma sono costretti a rilasciarlo perché nessuno ha sporto denuncia. Goose, che al momento del rilascio ha picchiato e minacciato Johnny, diviene oggetto di rappresaglia e, su istigazione di Toecutter, viene arso vivo dal ragazzo il giorno dopo.
Max, corso in ospedale, rimane talmente impressionato alla vista di ciò che rimane del suo amico, che viene assalito da incubi notturni e decide di rassegnare le dimissioni.

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“Ho paura Fifi. E sai di cosa? Di diventare come quelli là.
Comincio a divertirmi quando uccido.
Se continuo a vivere nel mondo delle strade divento come loro e lo sai.
Uno psicopatico.
Anche se il distintivo da poliziotto rassicura che il buono sono io.
Capisci cosa cerco di dirti?”

Il suo comandante, che assolutamente non vuole perdere un così valido elemento, gli consiglia di prendersi una pausa e pensarci su. Max non se lo fa ripetere due volte e, presi moglie e figlio, carica tutto in macchina e parte per un viaggio verso la costa. Purtroppo, però, i guai sembrano inseguirli…

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Infatti, mentre Max è da un meccanico a sostituire una camera d’aria, sua moglie Jessie (Joanne Samuel) raggiunge un bar nelle vicinanze ed incappa in Toecutter e i suoi uomini. La donna, che non è una sprovveduta, riesce comunque a fuggire, portandosi inavvertitamente dietro anche un piccolo souvenir: la mano di Cundalini, uno dei banditi. Tanto basta a Toecutter per radunare i suoi uomini e mettersi a braccare la famiglia, che nel frattempo è giunta a destinazione e viene ospitata presso una fattoria. In una serie di sequenze ad altissima tensione, i banditi rintracciano Jessie, compiendo la loro implacabile e feroce vendetta mentre Max non può far altro che cedere alla disperazione.

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Ma Toecutter e i suoi motociclisti non sanno ancora con chi hanno a che fare. Non ne hanno la minima idea. Ciò che permetteva a Max di trattenersi e non oltrepassare quel limite che lo avrebbe reso spietato come i criminali a cui dava la caccia era proprio il profondo amore per la sua moglie e suo figlio. Ora che gli sono stati tolti, il proverbiale vaso di Pandora è stato scoperchiato, liberando una furia inarrestabile. Tornato a casa e rimessa l’uniforme, Max prende la V8 Interceptor e scende di nuovo sulle strade, scatenando una sanguinosa vendetta sui responsabili di quanto accaduto.

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Toecutter, per la prima volta nei panni della preda invece che del predatore, termina la sua vita “baciando” il radiatore di un camion e divenendo tutt’uno con quell’asfalto che tanto amava…

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Quanto a Johnny, per la legge del contrappasso dantesco, viene ammanettato per la caviglia  al veicolo della sua ultima vittima e lasciato in balia di una rudimentale esplosione a scoppio ritardato elaborata sul momento dal protagonista, sfruttando un accendino e la benzina che esce copiosa dal serbatoio. Lanciandogli un seghetto, Max proferisce queste parole…

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“La catena delle manette… è acciaio super resistente.
Ci vorranno 10 minuti per segarla con questa.
Ma se hai abbastanza coraggio, ti puoi segare il piede in soli 5 minuti”

Infine, si allontana a bordo della sua auto verso un futuro incerto.

E’ nato Mad Max, l’antieroe per eccellenza.

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Il successo della pellicola fu tale che per ben vent’anni detenne il record di profitti nel rapporto tra incassi e spese di produzione (superato nel 1999 solo da The Blair Witch Project), attirando così le attenzioni di Hollywood (a Miller, tra le varie cose, venne proposto di girare Rambo, per dire…). Il film divenne presto un cult e ancora oggi la sua influenza è forte nella cultura popolare e nei media (i vari capitoli della saga di Saw, ad esempio, prendono spunto proprio dalla scena finale di Mad Max). In esso, oltre alle tipiche atmosfere da western, sono ravvisabili diversi elementi del cinema di Hitchcock: il sottilissimo confine che separa la normalità dalla follia, l’equilibrio precario su cui poggia la vita quotidiana, il ruolo determinante del caso e la sua perversità. Max Rockatansky è infatti, nonostante le sue capacità, un uomo come tanti altri che cerca di vivere una vita normale. Benché tutti facciano il tifo per lui, non si sente veramente un eroe e, per quanto l’idea lo solletichi, si percepisce chiaramente che nemmeno vuole esserlo. La sorte, tuttavia, lo tira per i capelli e lo getta in un baratro da cui riemerge completamente cambiato, pronto a divenire giudice, giuria e boia di quell’era senza senso che è costretto a vivere.

Analogie nei lavori di Tetsuo Hara

Benché venga spesso fatto il parallelo tra Hokuto No Ken e Mad Max 2, in realtà già questo film venne preso a modello da Tetsuo Hara. Vediamo come…

Mad Fighter
(マッドファイター)
Ottobre 1982

Mad Fighter

Ispirato già nel titolo alla pellicola di Miller, questo breve manga di un solo episodio è il primissimo lavoro che l’allora giovane maestro Hara viene chiamato a svolgere per l’editore Shueisha. Shin, il protagonista, è un vero asso con la moto e si ritroverà a dover vendicare il proprio amico Taka, reso invalido da una banda di motociclisti schizzati. E mentre il plot è palesemente ricavato da Mad Max, l’aspetto grafico dei criminali su due ruote è più orientato verso il suo sequel, Mad Max 2 (1981).
Di seguito alcune immagini…

Hokuto No Ken II – Taizanji Kenpō
(北斗の拳 II – 泰山寺拳法)
Giugno 1983

Già nel secondo degli episodi pilota di Hokuto No Ken, prima di dare il via alla serie regolare, il maestro Hara veste Kenshiro con indumenti molto simili a quelli di Max Rockatansky (e anche l’espressione del viso lo ricorda molto). Da notare inoltre che, anche in questo caso, l’ambientazione è quella di un futuro distopico e violento, per quanto non ancora segnato dall’esplosione delle testate nucleari.

hokuto no ken 2

(CONTINUA…)

5 risposte a “MAD MAX – La trilogia originale (prima parte)

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